La proposta fiscale annunciata dal presidente Barack Obama martedì sera nello Stato dell'Unione rappresenta il primo vero piano fiscale per la regolamentazione finanziaria della Casa Bianca, dal passaggio della riforma finanziaria Dodd-Frank nel 2010, e il bisogno di una maggiore riforma per stabilizzare il sistema finanziario e prevenire crisi future. Se si trasformerà o no in legge, questo è un punto di dibattito soprattutto fra i democratici ma anche tra i repubblicani.

Il piano di Obama è ridistribuire 325 miliardi di dollari di risparmio nelle mani della classe media.

Secondo il piano di Obama gli istituti di credito con attività superiori a 50 miliardi di dollari dovranno pagare una tassa dello 0.07%, essendo 'troppo grandi per fallire', tassa che crescerebbe a 110 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni provenienti da circa 100 aziende. La caratteristica chiave del piano è che non tassa i beni (attività) delle banche o ciò che possiedono ma le loro passività (gli impegni, i crediti). In altre parole, è una tassa sui prestiti concessi dalle banche che colpisce una delle cause chiave che hanno condotto alla crisi finanziaria del 2008. Inoltre, limitando i prestiti delle banche, la tassa ridurrebbe il rischio del fallimento delle grandi banche che impone costi sul resto dell'economia.

Se la Casa Bianca volesse semplicemente raccogliere fondi Obama proporrebbe di tassare il patrimonio delle banche, ma la tassa sulle loro passività (prestiti concessi) dà modo alle grandi banche di contenersi riducendo i prestiti e finanziando le loro operazioni attraverso altri metodi, ad esempio vendendo azioni o trattenendo alcuni loro guadagni.

E' una tassa di tipo 'Pigouviano' applicata ad un'attività che il governo vuole ridurre, come le sigarette o l'alcol.

La chiave per capire le banche - e gran parte del mondo finanziario - è un concetto semplice: il sistema della leva finanziaria, costituita dai prestiti concessi dalle banche che aumentano il valore dei loro beni.

Gli affari delle banche prosperano sulla leva finanziaria e i loro affari si basano sul debito. Le banche si sostengono, giorno per giorno, soprattutto prestando soldi ad altri (Riserva Federale, altre banche, depositi di clienti). Più concedono in prestito, più guadagnano. Più alto è il prestito, più sono valutati i loro beni. La leva può anche essere pericolosa: se da una parte accresce i profitti, dall'altra aumenta il rischio d'insolvenza. Va da sé che l'alto sistema di leva finanziaria ha accelerato la crisi finanziaria.

La Riserva Federale crede che una leva finanziaria più bassa possa evitare un salvataggio in extremis perché le banche possono pagare per i loro errori. La Securities Industry and Financial Markets Association (Sifma) afferma che questa tassa "abbrevierebbe la crescita economica" per il solito modo di reagire delle banche ad ogni cambiamento di regolamento.

In passato, l'amministrazione di Obama sarebbe stata d'accordo ma oggi la Casa Bianca sembra si stia allontanando dal suo accordo con l'industria finanziaria. Se Dodd-Frank avesse risolto il sistema finanziario non ci sarebbe davvero bisogno di tassare il prestito bancario. In altre parole, questa tassa mostra che la Casa Bianca è d'accordo con quanto ammettono i suoi critici disposti alla riforma, cioè che Dodd-Frank non è stato abbastanza lungimirante. Il più grande problema di questa proposta è che difficilmente passerà.