Negli ultimi anni i mass media hanno insistito sul fatto che l'Italia avesse un debito pubblico troppo elevato che doveva essere ridotto con misure di austerity. In pratica si paragonava il Paese ad una famiglia che doveva stringere la cinghia per far fronte ai propri debiti. Effettivamente analizzando i dati sul rapporto debito/Pil dei paesi che compongono l'Eurozona si nota come l'Italia faccia registrare il debito più alto dopo la Grecia.
Tuttavia questo dato si compone di due elementi il debito pubblico ed il Pil, quindi, è ovvio che se diminuisce il Pil aumenta il valore del rapporto.
Inoltre guardando i dati si nota come nemmeno la Germania rispetti il vincolo del 60% che era stato previsto dal Trattato di Maastricht. In realtà, se si guardano i dati relativi ai debiti sovrani in termini assoluti e non in relazione al Pil, si nota come il debito pubblico italiano sia molto simile a quello tedesco, entrambi si aggirano sui 2000 miliardi di euro (dati Eurostat ). In pratica ciò che differenzia Germania ed Italia non è tanto il livello del debito ma il suo rapporto con il Pil.
Naturalmente le politiche di austerità imposte dall'Europa negli ultimi anni non hanno di certo stimolato la crescita economica, tutto ciò ha comportato un peggioramento del rapporto tra debito e Pil.
Qualcuno potrebbe obiettare che i sacrifici imposti agli italiani sono serviti ad arginare il problema dello spread, ma è davvero così? In realtà gran parte del merito deve essere attribuito agli strumenti messi in campo dalla BCE, in particolare l'EFSF, l'ESM, ed il recentissimo Quantitative easing sono stati i veri responsabili della riduzione dello spread tra BTP e BUND tedeschi.
In definitiva, il debito pubblico italiano deve sicuramente essere monitorato con attenzione, tuttavia è errato pensare che l'unico problema dell'Italia sia questo; sarebbe opportuno che i mass media si concentrassero maggiormente anche su altre criticità come la disoccupazione giovanile e l'inefficienza della spesa pubblica.