Il 22 gennaio scorso nella conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo, il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, ha annunciato il suo quantitative easing.

Che cos'è quantitative easing (qe)

Il quantitative easing rientra nelle politiche monetarie messe in atto dalla banca centrale europea per incrementare la crescita economica dell'eurozona. L'obiettivo è quello di far scendere il costo del debito dei vari paesi e i tassi di interesse di mutui e prestiti attraverso il rilancio del mercato del credito e il blocco della deflazione (calo dei prezzi).

Come funziona e quali sono i suoi effetti

Consiste letteralmente in un piano di "alleggerimento quantitativo" che si attua con l'acquisto di strumenti finanziari da parte della bce. Quest'ultima cioè acquista titoli di stato dalle banche nazionali e accredita alle banche stesse maggiori riserve. In questo modo si consente un' immissione nel sistema finanziario di liquidità con ampliamento del denaro in circolazione. L'obiettivo è l'aumento dell'inflazione e del pil in termini reali.

La Bce, con questa misura, si adegua a quanto fatto in passato da altre banche centrali extra-europee come la Federal Reserve americana, la Bank of England britannica e la nipponica Bank of Japan.

Durata dell'operazione

La Bce ha deciso di acquistare 60 miliardi di titoli al mese.

Si tratta dunque di un quantitative easing di 1.080 miliardi ripartiti in 18 mesi con acquisto di titoli di stato di 19 paesi dell'eurozona, compresa la Gracia. Il piano di acquisto inizierà il prossimo marzo e si concluderà a settembre 2016 anche se, come sostenuto dal presidente Mario Draghi il termine potrà essere posticipato.

La durata del programma dipenderà infatti dal raggiungimento del risultato economico (il livello di inflazione). Sarà prevista infatti una proroga qualora l'inflazione non dovesse arrivare al 2%.

Quali sono i rischi?

Aspetti negativi del programma, dovuti all'intento di andare incontro alla Germania dimostratasi contraria, è sicuramente un elevato rischio per le singole banche nazionali. Queste ultime dovranno infatti sobbarcarsi l'80% delle perdite mentre solo il restante 20% degli acquisti sarà soggetto a un regime di condivisione del rischio con la bce.