Il WTI, West Texas Intermediate, grezzo di riferimento per gli Stati Uniti e per il mercato globale, si è mosso fra 45 e 55 dollari al barile senza una direzione precisa. Nonostante gli analisti ritengano che si sia raggiunto il fondo, non si può escludere una ulteriore caduta fino a 40 dollari, un livello che riporta al panico sui mercati petroliferi causato nel 1990 dalla prima guerra del Golfo e ai ribassi segnati dal grezzo durante la crisi finanziaria globale all'inizio del 2009. Analogamente il Brent, riferimento per l'Europa e con quotazioni generalmente superiori al WTI, si è mosso in una fascia fra i 50 e i 65 dollari al barile.

Solo una rottura convinta del supporto a 50 $, soglia psicologicamente importante, o della resistenza a 65 $ potrebbero indicare la nuova direzione.

Per gli automobilisti con il portafoglio vuoto e tanta strada da fare il prezzo in calo alla pompa è una piacevole sorpresa. Ma il prezzo basso porta anche preoccupazioni, e non solo per le casse e le quotazioni delle società petrolifere. L'ambiente ne potrebbe ricevere un duro colpo, e molto del progresso fatto negli ultimi dieci anni in termini di sviluppo di auto alimentate da energie alternative e di spinta verso lo sviluppo di combustibili più puliti potrebbe rallentare o fermarsi.

Una delle ragioni della caduta del prezzo del barile è la crescente disponibilità di grezzo sul mercato, causata in parte dalla battaglia fra Stati Uniti e Arabia Saudita.

Continuando a inondare il mercato di petrolio, invece di tagliare la produzione, il regno saudita ha scommesso sul lungo termine. A breve questa decisione può causare notevoli difficoltà finanziarie alle casse sue e di altri paesi produttori, ma nel lungo termine, così sperano gli sceicchi, dovrebbe portare ad un calo di produzione spingendo fuori i produttori più inefficienti, vedi Russia, e alla risalita dei prezzi.

La decisione di pompare olio nel mercato è la risposta ad un'attività più aggressiva nell'esplorazione di olio e gas specialmente in America, dove le società petrolifere hanno cominciato ad esplorare nella speranza di trovare olio a minor prezzo, con l'incoraggiamento del governo in nome dell'indipendenza energetica. Gli Stati Uniti in particolare non danno segni di voler rallentare l'esplorazione e lo sviluppo di nuovi campi a dispetto della caduta di prezzo, per cui la scommessa saudita potrebbe essere persa in partenza a meno che non si possano permettere di aspettare.

Nel frattempo, l'ambiente ne soffre.

C'è un altro problema con i prezzi in caduta: i consumatori non sono più interessati all'acquisto di auto alternative. In effetti oggi hanno l'occasione di comprare un'auto alternativa o ibrida, perché i prezzi vengono tagliati dai costruttori in risposta alla domanda in calo. Ma, domani, le case saranno meno interessate a sviluppare la prossima generazione di veicoli alternativi. In effetti, la caduta dei prezzi ha già visto il ritorno dei SUV, ingombranti sulle strade e altamente inefficienti.

Prezzi più alti sono quindi più vantaggiosi per l'ambiente, anche se al momento vanno a colpire le tasche dei consumatori. Ma nel lungo termine il consumatore ne beneficia di ritorno perché contribuiscono a sviluppare nuovi strumenti energetici che promuovono l'efficienza e le fonti alternative. Senza l'incentivo del costo, i costruttori rallentano l'attività di ricerca e sviluppo, e, quando il prezzo della benzina risalirà di nuovo, a pagare sarà solo il consumatore. Come sempre.