La spesa che le casse statali devono sopportare per gli sconti fiscali concessi ai cittadini sono un’enormità. Si parla di centinaia di miliardi per la marea di sconti, detrazioni e bonus fiscali che prevedono le nostre norme. Si va dalle detrazioni e deduzioni previste in sede di dichiarazione dei redditi fino al bonus da 80 euro concesso da Renzi ai lavoratori dipendenti. Da sempre sotto la lente di ingrandimento del Ministero dell’Economia, gli sconti fiscali andrebbero tagliati per la cosiddetta “tax expenditures. Da anni, il progetto tagli non riesce ad essere applicato, anzi, gli sconti fiscali aumentano.
In questi giorni, in Consiglio dei Ministri stanno valutando alcuni decreti attuativi della Delega Fiscale che tra le altre cose renderanno gli sconti fiscali rivedibili ogni 5 anni.
Quali sono gli sconti fiscali?
Per sconti fiscali si intendono tutte le agevolazioni previste dalle norme eche permettono ai contribuenti di pagare meno tasse. Tipico esempio sono le detrazionio deduzioni che vanno a scontare l’Irpef che milioni di italiani devono al Fisco in base al reddito da loro prodotto. A fronte di alcune di esse che sono frequentissime ed importantissime (spese sanitarie, detrazioni per lavoro dipendente e deduzione abitazione principale),ce ne sono altreusate di rado e che quindi hanno anche scarsa incidenza sulle casse erariali.
Statistiche alla mano, solo il 30% degli italiani usano le detrazioni per familiari a carico o il 10% quelle per le assicurazioni sulla vitae le ristrutturazioni per citarne alcune. Per le altre, le percentuali sono ancora più basse, tanto da pensare di eliminarle non tanto per questioni economiche, ma per semplificare una materia che è vastissima.
Dove si pensa di tagliare?
Per la verità, di cancellare totalmente alcune voci di sconto non se ne parla ancora, si pensa piuttosto a ridurle collegandole alle condizioni reddituali degli aventi diritto. Le spese sanitarie, per esempio, sono troppo importanti per i contribuenti che già si vedono tagliare servizi sanitari per via della spending review.
I tecnici della revisione di spesa, Yoram Gutgeld e Roberto Perotti più che tagliarle, pensano diaccettarle per intero solo alle fasce di reddito meno abbienti e scaglionarle per i più ricchi. Ma come detto il capitolo detrazioni sanitarie è delicato, va preso con le molle. Anche per le spese di ristrutturazione si pensa alle fasce di reddito anche se il risparmio effettivo che avrebbe il Governo sarebbe compensato in negativo dalla riduzione delle ristrutturazioni. Meno lavori di ristrutturazione si tramuterebbe in una minor richiestadi lavoro nell'edilizia e meno lavoro per le imprese edilisignifica meno tasse pagate e più disoccupazione creata. La questione sociale è un altro passaggio fondamentale che riguarda gli sconti fiscali.
Infatti se la detrazione prevista per le spese di affittova in aiuto delle famiglie che non possono permettersi una casa di proprietà, altre detrazioni, come l’assegno al coniuge, i versamenti volontari ai partiti politici o la cedolare secca, aiutano la classe ricca dei cittadini che forse ne avrebbe bisogno di meno. La revisione delle detrazioni quindi deve passare da un particolareggiato studio, che deve essere quanto più equo possibile senza incidere in negativo ed in maniera eccessiva sugli italiani. Una vera e propria patata bollente, tanto è vero che già dai tempi del Governo Berlusconi questa manovra entra in agenda, ma non si riesce mai ad attuarla.