La Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono accumulate da uno stesso destino dopo la loro trasformazione in Spa. Per salvarsi dal default certo e rinascere, il prossimo passo, dopo l’aumento di capitale, sarà infatti il debutto in borsa entro quest’anno. L’aumento di capitale è garantito da un consorzio guidato da Banca Intesa(Imi) per Veneto banca e Unicredit per la Banca Popolare di Vicenza. I vertici dell’Unicredit, tra il suo amministratore delegato Ghizzoni, come garanti dell'aumento di capitale della banca vicentina, hanno dichiarato che non ci sarà nessuna sorpresa poco piacevole in borsa.

Lo stesso Ghizzoni, sulla Popolare di Vicenza invece ha precisato che la banca ha fatto tanto per risolvere i problemi di qualitàdell'attivo. Sta di fatto però che la Popolare di Vicenza ha chiuso il 2015 con una perdita di 2,1miliardi di euro, in aumento rispetto al rosso di 758 milioni del 2014 e con svalutazioni sui crediti malati per oltre 2,2 miliardi. Non è stata da meno Veneto Banca che negli ultimi 3 anni ha accumulato quasi 2 miliardi di euro di perdite e i cui crediti deteriorati si aggirano intorno ai 5 miliardi di euro.

Debutto in borsa: si avvicina il giorno della verità

Entrambe le banche venete quindi per correre ai ripari dopo che la Bce ha imposto loro la pulizia dei conti dalle sofferenze bancarie non svalutate adeguatamente, hanno deciso l’aumento di capitale.

Per Banca popolare di Vicenza l’entità dell’aumento di capitale, che l’assemblea è chiamata ad approvare il 5 marzo è passato da 1,5 a 1,7 miliardi di euro. L’aumento di capitale sarà riservato fino al 45% agli azionisti e almeno per il 50% agli investitori istituzionali. Il restante 5% sarà destinato al retail ovvero ai piccoli risparmiatori.

Per Veneto banca invece già a dicembre c’era stata la delibera sull’aumento di capitale votato dai soci per circa 1 miliardo e la sua trasformazione in Spa. A questo punto sarà il mercato finanziario a decretare il valore “vero” dei due titoli. Si prenderà come riferimento un multiplo a cui quotano le banche italiane e che oggi vale lo 0,3 del patrimonio post-aumento.

Molti analisti però ipotizzano che il prezzo in Borsa potrebbescendere anche significativamente rispetto al prezzo di quotazione e ciò perché i conti in rosso potrebbero incoraggiare le 2 banche a regalare le azioni penalizzando così i vecchi soci- azionisti. I quali si sono visti bruciare oltre 9 miliardi di risparmi.

Per i soci-risparmiatori oltre al danno la beffa

In questi anni, da una parte le 2 banche venete sono state ben attente a preservare una solidità dei conti del tutto fittizia, dall’altro continuavano a vendere azioni ai soci a prezzi drogati e quindi del tutto irrealistici rispetto al loro effettivo stato di salute . Quello che ne è conseguito, anche grazie ad una gestione amministrativa poco oculata e che il titolo di Veneto Banca oggi vale 7,3 euro contro i 30, 5 del 2015 e i 39,5 del 2014.

Un taglio dell’80%. Il titolo di banca Popolare di Vicenza invece vale ora 6,3 euro rispetto ai 62,5 euro di solo 2 anni fa e 48 euro del 2015 con un taglio secco del 90%. Un bagno di lacrime amare e sangue per i soci che hanno sottoscritto le azioni. Ma il danno non finisce qui perché, nonostante i buoni proposti dei Piani Industriali presentati dalle 2 banche, i soci che non volessero aderire alla trasformazione in spa non avrebbero alcuna possibilità di vedersi liquidare le loro azioni . Entrambi le banche venete si sono avvalse della facoltà, prevista dalla legge di riforma delle popolari, di poter limitare, a tempo indefinito, il rimborso delle azioni derivante dall’esercizio del diritto di recesso. Per altre info di economia sul tema premi il tasto Segui