Saldo positivo tra nuovi contratti a tempo indeterminato e cessazioni. A rivelare i dati sull’occupazione relativa ai primi cinque mesi dell'anno 2016 è l’Inps che conferma una tendenza positiva sebbene in misura inferiore rispetto allo stesso periodo del 2015.
2016: timida ripresa dell'occupazione
I primi cinque mesi dell’anno in corso dunque evidenziano dunque un saldo positivo pari a 82.071 nuovi contratti, una timida ripresa dell'occupazione. Il dato alimenta qualche speranza sebbene sia peggiore rispetto al2015 quando la differenza tra assunzioni e cessazioni fu di 379.282 unità.
L’impennata dello scorso anno è probabilmente da attribuire agli incentivi messi in campo dal Governo per stimolare le imprese a tornare ad investire sulle risorse umane: chi aveva in animo di assumere probabilmente lo ha già fatto approfittando delle agevolazioni. Quello che preoccupa di più però è che la prima parte del 2016 si chiude con un risultato peggiore persino del 2014, quando il saldo positivo fu superiore a 120 mila, ma ancora all’epoca nessun incentivo era stato attivato a favore delle aziende.
Brusca frenata delle assunzioni
Tra gennaio e maggio le assunzioni da parte di privati sono state 2.076.000, con una riduzione di 263 mila unità rispettoai primi cinque mesidel 2015, una diminuzione percentuale pari all’11,2%.
«Il calo - sottolinea l'Inps - è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni». Spiegazione che varrebbe anche per le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.
La produzione ancora troppo debole, dunque, sembrerebbe non richiedere ulteriore manodopera: ecco spiegata la frenata registrata nei primi mesi del 2016. Insomma,la crisi sembra ancora continuare a mordere in gran parte della penisola.
Boom senza fine dei voucher
A poco sembra sinora servito l’appello dei sindacati e la raccolta firme promossa dalla Cgil.
I voucher continuano ad essere fortemente utilizzati: nel periodo gennaio-maggio 2016 ne sono stati venduti 56,7 milioni per un valore nominale di 10 euro l’uno, con un incremento sul 2015 pari al 43%. Percentuale minore rispetto allo stesso periodo del 2015, quando l’aumento, rispetto al 2014 fu davvero esponenziale: +75,2%