Una ricerca della Fondazione Leone Maressa, presentata al Viminale, ha illustrato la situazione degli immigrati lavoratori nel nostro Paese. Secondo i dati forniti al Ministero dell'Interno, i lavoratori senza diritti né tutele nel nostro paese sono 558 mila. Concentrati per la maggior parte nel Nord Italia (294 mila). Questi lavoratori in nero produrrebbero una ricchezza sommersa totale di 12,7 miliardi di euro (6,1 al Nord, 3,8 al Centro, 2,9 al Sud). Secondo un calcolo della stessa Fondazione lo Stato guadagnerebbe oltre 5,5 miliardi di gettito fiscale se questi lavoratori fossero in regola.

La ricchezza prodotta dall'immigrazione nel 2015 è stata di 127 miliardi (pari all'8,8% della ricchezza italiana) frutto del lavoro di 2,3 milioni di stranieri. I lavoratori immigrati regolari hanno pagato 6,8 miliardi di Irpef e 10,9 miliardi per contributi pensionistici. La somma di 10,9 miliardi equivale a circa 640 mila pensioni italiane. A fronte di questi dati,la spesa pubblica del nostro Stato destinata ai lavoratori immigrati, è pari solamente all'1,75% del totale (appena 15 miliardi).

Il fattore demografico

La situazione demografica dell'Italia è tutt'altro che rosea. La popolazione è sempre più anziana e le nascite calano in maniera molto più consistente che nel resto dell'Unione europea.

Nel 2015 gli italiani in età lavorativa erano il 63,2% della popolazione totale. Gli immigrati in età lavorativa eranoil 78,1%. I dati demografici riguardanti il nostro Paese prevedono che, da qui al 2050, ci sarà un enorme calo degli italiani potenzialmente in età lavorativa, cioè di persone comprese fra i 20 e i 70 anni. Un calo di 12,3 milioni di italiani.

Contestualmente ci sarà un aumento degli anziani (+6,5 milioni over 70). Per questo motivo è indispensabile accettare e gestire in maniera efficiente l'immigrazione. Per far fronte alla crisi demografica del nostro Paese.

Gli ultimi dati diEurostat, l'ente europeo di statistica, riferiti al 2015, mostrano che il nostro Paese è l'ultimo dell'Unione per natalità; che il tasso di mortalità è leggermente più alto della media europea (10,7 ogni mille abitanti, contro 10,3 di media europea); che per la prima volte le morti (5,2 milioni) hannosuperato le nascite (5,1 milioni).

Questa è soltanto la situazione generale. Se si valuta la crisi demografica delle zone interne lo scenario è ben più drammatico. L'incremento assoluto della popolazione è dovuto all'immigrazione, che a malapena riesce a neutralizzare il tasso di decremento demografico. Il sottosegretario al Ministero dell'Interno, Domenico Manzione, ha dichiarato che il fenomeno migratorio ha assunto un carattere strutturale nella nostra società e che non ci si può ostinare a non vederlo. La manodopera degli immigrati è fondamentale per lo sviluppo di tutto il Paese.

Lavoratori immigrati regolarizzati: benefici

Gli occupati extracomunitari, nel 66% dei casi, ha un lavoro a bassa qualifica. Sono occupati, per la maggior parte nell'agricoltura e nell'assistenza.

Già nel 2012 gli stranieri non comunitari occupati in agricoltura erano quasi il 15% del totale (circa 127 mila su un totale di 850 mila). L'altro settore in cui la manodopera straniera è molto utilizzata è quello dell'assistenza, in particolar modo quella agli anziani.Secondo lo studio della Fondazione Leone Moressa, i benefici di una migliore gestione degli occupati stranieri produrrebbe tre enormi benefici: il primo per le imprese, che avrebbero un miglioramento nella qualità della produzione; il beneficio per lo Stato, che registrerebbe un importante incremento del gettito fiscale; quello per gli occupati, che ricaverebbero un innalzamento di diritti e tutele, uscendo dalla semi schiavitù in cui sono costretti.È evidente la divergenza fra come l'immigrazione viene percepita in maniera negativa e come essa sia, al contrario, una risorsa indispensabile per lo sviluppo dell'Italia.