Il tribunale civile di Genova ha emesso nella serata di ieri una sentenza che condanna lo Stato italiano al risarcimento di 175 mila euro a una ragazza tedesca che, all'epoca del G8 di Genova, nel 2001, aveva appena 22 anni. La giovane ragazza ha ricevuto questa enorme somma per essere stata vittima dei reati di violenza e calunnia (40 mila euro), per la tragica esperienza passata nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz (80 mila euro), per il danno morale e per l'invalidità permanente causate da quegli eventi (55 mila euro). La ragazza ha subito una violenta aggressione fisica che, fortunatamente, non ha causato grosse lesioni, ed ha subito violenze psicologiche e calunnie (fu fermata con l'accusa di essere una componente di un gruppo terroristico).
Quei due giorni drammatici hanno prodotto un disturbo da stress post traumatico che le causa un senso profondo di paura ogni volta che vede una persona in divisa ed un forte disagio quando un uomo le si avvicina troppo. Per questo le è stata attribuita l'invalidità permanente per danno biologico fissata al 12%.
Il risarcimento è il più grande che sia stato riservato finora a una vittima dei soprusi del G8 del 2001. Specialmente se si considera che la ragazza non ha riportato traumi fisici pesanti. Va detto che finora le sentenze emesse sono state molto poche, una dozzina, rispetto all'enorme quantità di ricorsi. Fra le motivazioni che hanno spinto la magistratura a stabilire un risarcimento così alto ci sono la brutalità e l'irrazionalità delle aggressioni.
Questa sentenza arriva oltre un anno dopo la condanna per l'Italia da parte della Corte Europea per i Diritti dell'uomo (7 aprile 2015). La Corte di Strasburgo aveva condannato l'Italia per i fatti della scuola Diaz ed aveva sollecitato il nostro Paese a varare una legge sulla tortura. Nonostante il richiamo il nostro Parlamento non ha ancora colmato il vuoto normativo.
Alcuni senatori, in particolare Luigi Manconi (Pd), già presidente della Commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani e fondatore dell'associazione 'A buon diritto', propose, oltre due anni fa, un testo che introduceva il reato, che poi confluì nel ddlapprovato in prima lettura dal Senato. Da allora il disegno di legge ha subito tante modifiche, anche radicali.
Nel luglio scorso il disegno di legge è stato bloccato. Ecco lo sfogo del senatore sulla propria pagina Facebook.
Il disegno di legge avrebbe reso possibile perseguire il reato di tortura con pene da 4 a 10 anni, con le aggravanti del caso. Inasprimento di un terzo della pena in caso che il torturato riporti lesioni non gravi; inasprimento della metà della pena in caso di lesioni gravi. In caso di morte del torturato ci sarebbe stato un ulteriore inasprimento (trent'anni di reclusione in caso di morte non voluta, l'ergastolo in caso di omicidio volontario).
Nonostante l'adesione dell'Italia allaConvenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti(United Nations Convention against Torture and other cruel, inhuman or degrading Treatment or Punishment) dell'ONU, entrata in vigore il 26 giugno del 1987, il nostro Paese resta uno dei pochi a non prevedere il reato di tortura.
Neanche le violenze gratuite del G8 di Genova (di cui si è celebrato quest'anno il 15° anniversario), riconosciute come tortura dall'ONU e dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo, hanno dato una spinta all'istituzione del nuovo reato. 30 anni di ritardo sulla Convenzione dell'ONU, 15 anni di ritardo sulla macelleria del G8.