Non è il tipo di notizia che fa sensazione, eppure gli effetti di questo tipo di trattati sono spesso quelli che più di ogni altro cambiano aspetti chiave della nostra vita, dalle opportunità di lavoro che ci vengono offerte, agli stipendi che possiamo sperare di avere, dai prezzi alle quantità e alla varietà delle merci che possiamo acquistare.
La firma sul trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea e stata apposta dal Primo Ministro Justin Trudeau per il Canada, mentre dal lato europeo ne sono state necessarie ben tre di firme: quella del polacco Donald Tusk nelle vesti di presidente del Consiglio d'Europa, passando per il lussemburghese Jean Claude Junker nelle vesti di presidente della Commissione Europea, per finire con Robert Fico, primo ministro slovacco, nei panni del presidente di turno del Consiglio dell'Unione Europea.
E già questo tre contro uno, in termini di firme, farà alzare qualche sopracciglio a coloro che criticano l'iper burocratizzazione dell'Unione Europea, uno dei motivi alla base della Brexit. Ma l'iter burocratico del trattato non è finito, in quanto ora va ratificato dai parlamenti degli stati membri e il risultato non è scontato.
Con il trattato classe media a rischio?
Per l'unione europeaera necessaria l'unanimità di tutti i 28 paesi membri per dare il via libera alla firma, anzi alle firme, ma fino all'ultimo la Vallonia, regione francofona del Belgio bilingue, ha tenuto tutti sulle braci con il suo veto, per la gioia degli avversari della globalizzazione. Ma forse era solo un modo per alzare il prezzo delle concessioni ad hoc che la Vallonia richiedeva per cambiare parere, concessioni che sono state finalmente concesse dal governo belga sotto firma di misure protezioniste per gli agricoltori della regione.
La notizia è passata quasi inosservatain Europa, ma non altrettanto in Canada, dove per placare le proteste degli attivisti contrari alla globalizzazione (che deriva dall'ideologia liberista) che hanno imbrattato i muri dell'edificio dove è stato firmato l'accordo con vernice rosso sangue, Justin Trudeau si è dovuto affrettare a dichiarare che "l'accordo è buono per coloro che fanno parte della classe media e per coloro che stanno lavorando sodo per entrarvi".
Questa dichiarazione suona paradossale in un mondo occidentale (USA e Europa in particolare) dove il principale problema sociale ed economico delle nostre società è proprio quello della progressiva scomparsa della classe media, normalmente riconosciuta come la 'spina dorsale' della democrazia. Il punto è che la classe media è andata progressivamente assottigliandosi in concomitanza con la crescente globalizzazione.
Justin Trudeau, quindi, sa dove il dente duole, ma da politico navigato malgrado la giovane età non entra nelle motivazioni che starebbero alla base della sua dichiarazione. Più preoccupante ancora, va detto, l'assoluto silenzio dei politici europei e il disinteresse dell'opinione pubblica. Non perché questo trattato in sé sia necessariamente da demonizzare, ma per il semplice motivo che gli andrebbe riservata la massima attenzione, dal momento che è considerato a ragione come banco di prova del ben più significativo e ideologicamente scottante trattato di libero scambio tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea. il Transatlantic Trade and Investment Partnership per ora arenato e i cui destini dipenderanno anche da chi sarà il nuovo presidente USA.