Shanna Swan è un'epidemiologa ambientale e riproduttiva alla Icahn School of Medicine all'ospedale Mount Sinai di New York. Nel suo nuovo libro "Countdown" dimostra che una serie di sostanze chimiche alterano gli ormoni e stanno quindi facendo diminuire la fertilità a un ritmo allarmante in tutto il mondo.
Gli effetti negativi sul sistema riproduttivo
Swan ha scoperto che il numero medio degli spermatozoi prodotti da ogni maschio è sceso del 60% dal 1973. L'affermazione si basa su una meta analisi di 185 studi che hanno coinvolto 42.935 uomini tra il 1973 e il 2011.
Ma le rivelazioni sconcertanti della ricercatrice non finiscono qui: in alcune parti del mondo, in media, le donne a vent'anni sono meno fertili di quanto non lo fossero due generazioni prima le nonne a 35 anni.
Il libro della Swan, riprendendo in parte ricerche precedenti, osserva che è in atto anche una riduzione della qualità dello sperma, del volume testicolare e della lunghezza dell'organo maschile. E ancora: in molte aree del mondo è in calo il desiderio sessuale femminile.
Se abbiamo visto gli effetti che, secondo la Swan, potrebbero portare a un azzeramento della produzione di sperma entro il 2045, non abbiamo ancora parlato del colpevole. Gli assassini di sperma e i killer del desiderio sessuale sono delle sostanze chimiche tossiche che alterano gli ormoni e produrrebbero tutti gli effetti che abbiamo citato prima.
La ricercatrice ha iniziato a mettere in correlazione alcune sostanze chimiche con la riproduzione umana, dopo aver scoperto la sindrome da ftalati - una sostanza chimica - nell'ambito di uno studio sui ratti. Aveva scoperto che i feti di ratti esposti agli ftalati dai 18 ai 20 giorni dopo l'accoppiamento avevano maggiori probabilità di nascere con genitali malformati.
Poi, dal 2000, su suggerimento di una collega del Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti ha iniziato a condurre lo stesso tipo di ricerche sugli esseri umani.
Le sostanze chimiche responsabili sono ovunque
Gli ftalati e le altre sostanze chimiche responsabili di questi effetti devastanti sugli esseri umani si trovano dappertutto.
Dai contenitori di plastica e involucri di plastica ai vestiti impermeabili, dalle fragranze nei prodotti per la pulizia ai saponi agli shampoo. Dai tappeti sintetici ai prodotti elettronici. Alcuni di loro, chiamati PFAS, sono conosciuti come prodotti chimici quasi eterni perché non si decompongono nell'ambiente o nel corpo umano. Continuano ad accumularsi, facendo sempre più danni mano a mano che il tempo passa. Ora sembra che l'umanità stia raggiungendo un punto di rottura, sostiene Shanna Swan. Allora perché, dato tutto ciò che sappiamo su queste sostanze, non si fa di più? Il problema è che le leggi variano da paese a paese, da regione a regione e, negli Stati Uniti, addirittura da stato a stato.
L'Unione Europea ha già vietato l'uso degli ftalati in prodotti come i giocattoli per bambini e, in generale, nei materiali coinvolti nella produzione di alimenti. Ma ovviamente tutto ciò non basta, sostiene la Swan, ci vorrebbe un'armonizzazione delle leggi a livello mondiale e divieti molto più estesi e bisogna agire subito, perché l'esistenza stessa dell'umanità è a rischio.