Dopo 7 anni di trattative, il Canada ha finalmente posto una firma sul trattato Ceta per il libero scambio commerciale all'interno dell'UE. L'accordo in questione, firmato dal premier canadese Justin Trudeau, e dai presidenti del consiglio e della Commissione dell'UE, ha posto fine all'estenuante attesa che ha visto per tutti questi anni il Canda escluso dall'intesa politica e commerciale Spa. I principali ostacoli alla conclusione dell'accordo erano stati messi in atto negli anni precedenti dai Valloni, che avevanomesso in mostra il proprio disappunto durante le proteste davanti alla sede del Consiglio europeo.

Cosa garantisce il Ceta

Il nuovo trattato canadese "è un accordo molto importante e molto avanzato, utile per le economie di entrambe le parti, e che definisce gli standard per altri accordi" ha sentenziato Federica Mogherini, l'alto rappresentante per la politica estera dell'UE. Dall'altro lato il premier canadese Trudeau ha ribadito che: "Abbiamo lavorato e dimostrato che questo accordo è a beneficio della gente"

Le reticenze sul Ceta

L'ultimo passaggio per rendere definitivo il trattato Ceta riguarda la ratifica da parte dei ministri del Parlamento europeo, che avverrà il prossimo gennaio, e che permetterà l'entrata in vigore del trattato. I dubbi e le riserve su questo accordo rimangono però nell'aria, soprattutto dopo le proteste che i Valloni avevano dimostrato davanti alla sede del Consiglio europeo qualche giorno fa.

Durante questa occasione, infatti, un gruppo di manifestanti aveva tentato di eludere la sicurezza del parlamento, lanciando vernice contro gli stessi addetti alla sicurezza. Erano però stati bloccati prima di poter varcare le porte dell'edificio. Le principali opposizioni contro l'accordo sul libero scambio commerciale per il Canada (che gli frutterebbe 20 miliardi all'anno) riguarda principalmente alcuni temi cari ai cittadini canadesi, tra i quali il rispetto dell'ambiente, la mancanza di trasparenza nello stipulazione dei negoziati, e soprattutto la possibilità di favorire eccessivamente le multinazionali a discapito dei cittadini.