Il Transatlantic Trade and Investment Partnership è tornato agli onori della cronaca con l’elezione di Trump alla Casa Bianca, e ancora più recentemente (ieri) con il servizio ad opera di Nadia Toffa a Le Iene. Si tratta di un accordo commerciale, in corso di valutazione, tra Stati Uniti ed Unione Europea, che, in caso di approvazione, cambierebbe lo scenario economico mondiale. E allora perché se ne parla così poco?

Il motivo principale è che ad agosto 2016, dopo un ennesimo incontro tra rappresentanti di Stati Uniti e Commissione Europea giunto ad un nulla di fatto, il TTIP è stato dichiarato praticamente morto, vista l’inconciliabilità delle posizioni tra Europa e Stati Uniti.

Tuttavia il dibattito rimane ancora aperto e le possibilità che si giunga ad una risoluzione non sono del tutto fantasiose.

Ma cos’è precisamente il Ttip? È un progetto messo in atto fra tra Stati Uniti e Comunità Europea che propone la restrizione dei dazi sui prodotti, nonché l’omologazione di regolamenti, standard e misure sanitarie fra le due aree, in modo da favorire lo scambio di merci ed un mercato più fluido. Un accordo pensato soprattutto in chiave anti cinese, volto a promuovere un canale di commercio privilegiato che favorisca gli affari tra Usa ed Europa.

Fin qui non si annusa alcun odore di bruciato. Tuttavia, se da una parte i fautori del Ttip sostengono come questo potrà portare vantaggi economici rilevanti a Stati Uniti e Comunità Europea, dall’altra i detrattori ne sottolineano una serie di punti critici e preoccupanti.

L’accordo, secondo questi ultimi, porterebbe ad una grave deregolamentazione in ambiti cruciali come quello alimentare o sanitario, nel caso in cui le normative europee dovessero uniformarsi a quelle statunitensi. Negli Usa non vigono controlli e procedure di autorizzazione stringenti come invece succede in Europa. Il consumatore europeo è di gran lunga più tutelato, sostengono i contrari, rispetto al cittadino statunitense, e standardizzare i controlli europei con quelli americani rappresenterebbe un sostanzioso passo indietro per i diritti del consumatore.

Oltre alla poca trasparenza su vari punti del Ttip, un altro punto critico riguarderebbe le leggi vigenti per ogni singolo paese, che sarebbero sovrastate dall’interesse commerciale delle grandi aziende, in gran parte multinazionali. Queste avrebbero il potere di fare causa ad uno Stato qualora il suo governo presenti regolamenti che ostacolino l’interesse dell’azienda, così come espresso nel Ttip.

Una grave deriva anti democratica, sostiene ad esempio Joseph Stiglitz, che ridurrebbe la sovranità popolare in favore del profitto commerciale.

La partnership, come si diceva all’inizio, è ancora ben lontana da una risoluzione, se non addirittura ritenuta ad un punto morto. A darle il colpo finale, sostengono gli esperti, sarebbe stata la dichiarata intenzione di Donald Trump di ritirarsi dal Ttip, coerentemente al suo progetto di un'America più isolazionista e protezionista che miri a debellare le minacce di un mercato estero troppo competitivo.