Si ricomincia a parlare della possibile eliminazione del ticket sanitario. A rivelarlo è direttamente il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che domani incontrerà le Regioni per parlare appunto di questo argomento. Ricordiamo che stiamo parlando di una tassa che i cittadini pagano per usufruire di prestazioni sanitarie. Il ministro Lorenzin afferma che i ticket valgono 3 miliardi sui 113 del fondo sanitario nazionale, quindi aggiunge che la possibilità di una loro abolizione è fattibile. Ovviamente se ciò dovesse entrare in vigore dovranno essere varate delle misure alternative, cosa a cui, assicura il ministro, stanno già lavorando.

Cosa succederà se i ticket vengono aboliti?

Il ministro è già al lavoro per trovare strade alternative, una di queste potrebbe essere quella di rimodulare le detrazioni fiscali sulle spese sanitarie. Questa strada potrebbe sbloccare fondi che permetterebbero di compensare l'eliminazione del ticket. Si parla di annullare la detrazione del 19% per spese sanitarie, ovvero farmaci e spese mediche, oltre ad un certo reddito. Inoltre si pensa di inserire una franchigia da commisurare in base al reddito, individuando una soglia base sopra alla quale la prestazione diventerebbe a pagamento. Infine ci potrebbero essere delle variazione delle fasce di reddito, con il fine di aiutare i più deboli e bisognosi, riconoscendogli prestazioni sanitarie gratuite.

Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di far sostenere la spesa sanitaria interamente alle regioni.

Chi è esente al momento?

Attualmente chi usufruisce dell'esenzione dal ticket su esami di laboratorio, prestazioni diagnostiche e prestazioni specialistiche ambulatoriali sono:

  • gli anziani con più di 65 anni e un reddito non superiore ai 35 mila euro, importo che potrebbe essere diminuito,
  • i disoccupati e la famigliari a carico con un reddito non superiore a 8.300 euro, importo che potrebbe subire un aumento,
  • pensionati che percepiscono la pensione minima con più di 60 anni,
  • persone a cui gli è stata riconosciuta una invalidità.

Il problema è molto complesso, l'introduzione del ticket sanitario risale al 1982, quando nasce l'idea di far partecipare il cittadino al sostegno delle spese sanitarie per supportare le fasce più deboli.

L'idea di riformare il sistema nasce dal dato dell'Eurostat in cui indica che il 6,5% degli Italiani non sarebbe in grado di sostenere le spese per potersi curare, rinunciando alla propria salute. Il coordinatore degli assessori regionali alla sanità, Antonio Saitta, a proposito della situazione ha ribadito: "Dobbiamo arrivare ad omogeneizare il sistema su tutto il territorio nazionale".