Il Governo cinese ha emanato nuovi provvedimenti che regolano la materia degli investimenti esteri, al fine di impedire l' indebitamento delle banche del Paese e limitare, così, gli eventuali rischi del sistema finanziario.

Nel 2003, le banche cinesi versavano in uno stato di difficoltà che costrinse il Governo cinese a provvedere, ripristinando così la situazione: negli ultimi due anni, i prezzi dei prestiti non performanti (NPL) risulatno, secondo gli studi condotti da Belos Capital Asia, aumentati del 30% grazie all'acquisto da parte di investitori internazionali come Oaktree Capital Group, Goldman Sachs e Lone Star Funds; questo ha contribuito all'innalzamento della media del prezzo di vendita delle sofferenze bancarie da 30 centesimi a 50 centesimi.

In che ambito il Governo ha attuato le restrizioni?

La direttiva del Governo cinese prevede dei divieti per investimenti da parte di aziende cinesi all'esterno per tecnologie militari, gioco d'azzardo ed ogni altra attività non conforme alle leggi vigenti nel Paese o che attenti ai valori di sicurezza nazionale; fortemente limitati risultano invece essere gli investimenti nello sport e nell'intrattenimento, nell'ambito immobiliare, nei giochi e nelle tecnologie contrarie alle normative ambientali e di conservazione del territorio.

Grande sostegno, invece, assicura il Governo alle aziende cinesi che intendono perseguire il piano quinquennale One Belt One Road (OBOR), il grande progetto economico - lanciato nel 2013 dal Presidente Xi Jinping - che mira a stabilire un network di infrastrutture, composto da sei corridoi di trasporto via terra e via mare, che colleghi l' Asia e l' Europa, unendo lo storico percorso della Via della Seta alla Via Marittima; il piano fu sottoscritto da circa trenta capi di Stato e favorirà investimenti di circa 50 miliardi di dollari nel settore hi-tech, delle infrastrutture, energie e materie prime.

Preso di mira lo shopping delle grandi compagnie

Preso di mira, dunque, risulta essere lo shopping delle grandi compagnie: nel 2016 molte aziende cinesi hanno investito cifre esorbitanti, maggiori a 170 miliardi di dollari, nelle fusioni ed acquisizioni; la Consob cinese ha così chiesto alle banche di fare il punto della situazione in merito alla loro esposizione debitoria con i grandi gruppi per le acquisizioni all'estero, così da poter prestare il proprio intervento affinchè la situazione finanziaria della Cina, grande potenza mondiale, non rischiasse un déjà-vu.