Ufficialmente siamo in autunno, ma fino a questo momento le temperature sono state abbastanza miti e, nonostante la scarsità delle piogge, non è stato necessario accendere i riscaldamenti, nemmeno nelle regioni settentrionali del nostro Paese. Questo ha fatto sì che la spesa per le forniture di luce e gas fosse alquanto contenuta.

Ma presto la situazione potrebbe cambiare drasticamente a causa della concomitanza di situazioni contingenti apparentemente senza connessione tra di loro. Vediamo di capire meglio quali sono questi fattori ed, eventualmente, cosa possiamo fare per attenuare, almeno in parte, il loro effetto negativo.

Il fattore francese

Per tutta una serie di accordi internazionali, sia di matrice europea che bilaterali tra il nostro Paese e la confinante Francia, ogni anno importiamo una certa quantità di energia elettrica dai cugini transalpini a costi nettamente inferiori rispetto a quelli che dovremmo sostenere se dovessimo produrla internamente.

Questo è dovuto al fatto che le nostre centrali elettriche funzionano ancora, in gran parte, a gas. Invece, le centrali francesi producono energia elettrica a basso costo sfruttando il nucleare, cosa a noi preclusa sin dal 1987 a seguito di un referendum abrogativo.

Ora, però, per impellenti esigenze di manutenzione straordinaria, ben 29 centrali nucleari transalpine dovranno, almeno temporaneamente, chiudere i battenti.

Di conseguenza, non potranno esportare l'energia prodotta in eccesso nel nostro Paese. Per compensare questa mancanza dovranno, inevitabilmente, entrare in gioco le nostre centrali a gas, facendo lievitare il prezzo dell'energia per i clienti finali. Considerando che l'energia francese in eccesso era necessaria a coprire il fabbisogno di circa il 13% della popolazione italiana, si comprende quale impatto avrà la sua mancanza.

Ma ad incidere sulle bollette sarà anche un altro fattore.

Il fattore climatico

La grave carenza di piogge che ha colpito il nostro Paese fin da febbraio ha inciso negativamente sugli invasi e quindi sulle centrali idroelettriche che fanno affidamento su quegli stessi invasi per produrre energia elettrica. Lo stesso, anche se in misura minore, può dirsi degli impianti eolici e fotovoltaici.

Quindi anche le fonti rinnovabili hanno fatto sentire la loro mancanza. Da parte loro, le centrali a gas soddisfano solo il 50% delle richieste. Se queste, come appare inevitabile, dovranno aumentare la produzione saliranno i prezzi sia dell'elettricità che del gas, il quale viene utilizzato non solo per il riscaldamento ma anche come materia prima.