È opinione consolidata a livello mondiale che, ormai, ci siamo lasciati alle spalle la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi. Ed è altrettanto vero che, se questo è stato possibile in entrambe le sponde dell'Atlantico, lo si deve alle misure straordinarie e non convenzionali adottate dalle due più grandi Banche Centrali del mondo, la Federal Reserve americana e la nostra BCE, guidata, per di più, dal nostro Mario Draghi.
Il Governatore della BCE, lo scorso 26 ottobre 2017, ha stupito positivamente i mercati anche se ha annunciato, di fatto, un ridimensionamento del Qe europeo.
Infatti, anche se gli acquisti mensili di titoli pubblici saranno ridotti, passando dagli attuali 60 miliardi di euro, a 30 miliardi per altri 9 mesi, ciò che i mercati hanno percepito è che la politica accomodante della BCE continuerà. Non solo, ma Draghi ha tenuto ha puntualizzare due aspetti fondamentali.
In primo luogo, si è lasciate aperte tutte le strade affermando che il Qe potrà riprendere in ogni momento se le condizioni economiche dell'Eurozona dovessero richiederlo. E, in secondo luogo, ha ribadito che i tassi d'interesse rimarranno bassi anche molto dopo la fine del Qe. Questo, inoltre, ha marcato la differenza con la riduzione progressiva adottata dalla Federal Reserve negli USA. Ma perché possiamo affermare che gli stimoli straordinari all'economia mondiale continueranno?
Vediamo le due ragioni fondamentali.
La bassa crescita economica
Anche se è indubitabile che la crisi economica, almeno a livello macro, sia ormai alle spalle, è anche vero che la crescita economica c'è, ma non è travolgente. Secondo i dati forniti da Eurostat, proprio nella giornata di ieri, la crescita tendenziale nel terzo trimestre dell'anno è stata pari al 2,5%, che è la più alta mai registrata dal 2011.
Nello stesso tempo, a livello europeo, la disoccupazione è calata all'8,9%, il livello più basso da 9 anni. Questo mix positivo dovrebbe riflettersi sui prezzi dei beni e, quindi, sull'inflazione, il secondo fattore fondamentale, che le Banche Centrali, in particolare la BCE, tengono sotto controllo. Ma così non è, vediamo di capire perché.
La bassa crescita dei prezzi
Nella cultura economica anglosassone è stato coniato il termine goldilocks per indicare uno scenario economico in cui ci si trova in presenza di una crescita economica moderata in concomitanza con un' inflazione che rimane appena sotto i target obiettivo delle Banche Centrali.
In pratica, le Banche Centrali sono consapevoli che, nell'attuale situazione, gli obiettivi di inflazione sono troppo elevati. Ma allora perché non modificano i target obiettivo? La spiegazione in fondo è abbastanza semplice e, prettamente, di natura economico - politica. I mercati, da sempre, prediligono un contesto di stabilità senza eccessivi shock sistemici e uno scenario di goldilocks consente proprio questo.
Una situazione di bassa disoccupazione, a livello europeo e occidentale in generale, unita ad un maggiore potere d'acquisto da parte delle famiglie. Quindi, visto che nel breve periodo non sono attese fiammate da parte dell'inflazione e, forse, nemmeno nel medio periodo che spinga a cambiare paradigma le Banche Centrali non hanno alcun vero motivo per interrompere gli stimoli.