È da quasi 20 anni che il nostro ordinamento si è munito di un nuovo strumento utilizzabile dalle famiglie che richiedono servizi sociali, prestazioni sociosanitarie o assistenziali. Si va dalla riduzione delle tariffe per le utenze domestiche, al ticket sanitario, dai bonus per i figli alle riduzioni delle spese universitarie per finire al beneficio delle erogazioni per indigenti come il reddito minimo. In pratica il campo di azione dell’isee spazia dall’erogazione di semplici servizi fino all’erogazione in moneta di sussidi e simili. Nato nel 1998, l’Isee è un modello reddituale e patrimoniale che permette agli Enti erogatori delle prestazioni prima citate, di valutare meglio e più approfonditamente la condizione economica di un nucleo familiare.
Una visione globale dello stato di salute finanziario di una famiglia che non poteva essere effettuata con i classici modelli 730 o Redditi PF. Negli anni lo strumento si è evoluto ed è cambiato drasticamente e le novità non sono finite, perché nel 2018 partirà la nuova versione di Isee, quello precompilato.
La strada precompilata
Con l’anagrafe tributaria, le banche dati degli istituti di credito e quelle catastali, che sono messe a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, la situazione reddituale e patrimoniale di una famiglia è finita in una specie di “Grande Fratello” del Fisco. Dopo la riforma delle dichiarazioni dei redditi, sia con l’ex modello Unico PF che con il 730 che da anni sono disponibili in versione precompilata, dal 2018 anche l’Isee sarà nella medesima forma.
Tutto per rendere più facile alle famiglie, la compilazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica che è quella da rendere all’Inps per vedersi erogare il certificato Isee. La DSU è stata resa talmente complicata che sempre più famiglie si rivolgono ai Caf o ai Patronati per completare l’istruttoria della pratica che porterà al rilascio dell’Isee.
Moduli e adempimenti
Dalla riforma 2015 molto è cambiato a partire dalla documentazione da racimolare per poter richiedere l’Isee. In particolare sono richiesti oltre al documento di riconoscimento del richiedente o dei codici fiscali di tutti i soggetti presenti nello stato di famiglia, anche i documenti comprovanti i redditi percepiti da tutto il nucleo familiare nel biennio precedente quello della compilazione della Dsu.
Poi servono i documenti relativi al patrimonio mobiliare della famiglia, quindi saldo e giacenza media al 31 dicembre dell’anno precedente la Dsu relativi a conti correnti, buoni fruttiferi, carte di debito o credito e così via. Per il patrimonio immobiliare visure catastali di tutte le case e terreni di proprietà della famiglia ed infine anche le copie dei libretti di circolazione di auto o moto intestati alla famiglia. Questo per quanto riguarda la documentazione generica, perché poi bisognerà inserire anche quelle specifiche a seconda dei soggetti richiedenti, del nucleo familiare o della prestazione richiesta, come possono essere le ricevute dell’affitto pagato per la casa sede del figlio studente universitario oppure le attestazioni certificative dell’handicap per i disabili.
Semplificazione?
Oggi, per permettere di arrivare ad avere l'Isee bisogna delegare Caf o Patronato ad operare in vece del soggetto richiedente. Anche nella versione precompilata del 2018, la delega sarà sempre necessaria, a meno che non si è in possesso del codice Pin dispositivo che rilascia l’Inps. Abbiamo sottolineato dispositivo perché è quello necessario per accedere alle funzioni on line dell’Istituto di Previdenza Sociale. Infatti, il normale codice Pin, quello che l’Istituto rilascia in due tranche, la prima via email o sms e la seconda via posta. Tale codice deve essere convertito in quello dispositivo tramite il modello MV35 dell’Inps. Dal 2018 tutti i dati relativi al patrimonio mobiliare e immobiliare, i redditi e tutte le altre cose necessarie saranno precompilati, cioè preinseriti nella Dsu.
Il richiedente o il Caf delegato dovranno solo controllare la reale corrispondenza di quanto preinserito rispetto alla documentazione in possesso del richiedente. Solo in caso di incongruenze si potrà intervenire in correzione come attualmente si fa con il modello 730 per esempio. La semplificazione dovrebbe consentire di ridurre i tempi di rilascio della certificazione (oggi tra i 7 ed i 10 giorni dalla Dsu) e soprattutto di evitare il rilascio di certificazione con annotazioni, che costringono gli utenti a inviare nuovamente la Dsu corretta con gli appunti mossi dall’Istituto. Questo perché l’Isee che risulti erroneo, con le annotazioni di cui prima, non può essere utilizzato e porta il richiedente a vedersi bocciare dagli Enti le eventuali prestazioni a cui si candida.