Mentre il dibattito pre-elettorale si gioca tra le offerte di bonus ai pensionati e le richieste di deroga agli adeguamenti basati sull'aumento dell'aspettativa di vita, con i sindacati che a volte sembrano fare il gioco delle tre carte, il nuovo report Pensions at a Glance 2017 pubblicato dall'ocse certifica con la serietà di un'istituzione internazionale il carattere iniquo del sistema previdenziale italiano e le perplessità sulla sua sostenibilità nel tempo.
Sul piano generale le principali criticità riguardanti i sistemi previdenziali dei paesi sviluppati derivano dall' invecchiamento della popolazione (numero maggiore di anziani rispetto ai giovani) e dal carattere frammentario del percorso lavorativo (contributi previdenziali discontinui e di minore importo) a cui si aggiunge una generale crescita della speranza di vita.
In questo contesto, l'Italia è tanto generosa con gli anziani quanto avara con i giovani ai quali riserva un trattamento presente e delle prospettive future molto peggiori rispetto a quelle sperimentate dalle generazioni precedenti.
La meccanica dell'ingiustizia
I pensionati italiani ricevono un trattamento che in media è pari all'80% della retribuzione precedente contro una media del 63% degli altri paesi OCSE. Non si tratta tuttavia di un beneficio dovuto ai maggiori versamenti effettuati in passato dal momento che il sistema ha avuto per lungo tempo un’impostazione retributiva (pensione basata sull'ultima retribuzione e non sui contributi versati) e che il passaggio al sistema contributivo avverrà solo in maniera graduale: con un rapporto sul pil superiore al 15% l'Italia è già oggi tra i paesi con la maggiore spesa pensionistica.
Provando a riepilogare i termini del trasferimento di risorse tra generazioni:
- i giovani di oggi, per i quali vige il sistema pienamente contributivo, percepiranno trattamenti pensionistici peggiorativi in termini di rapporto tra contributi versati e trattamento ricevuto, rispetto a chi in passato ha beneficiato, anche solo parzialmente del sistema retributivo
- la spesa presente, per la quota necessaria a compensare lo sbilancio tra risorse contributi raccolti dai lavoratori e trattamenti erogati, implica la sottrazione di fondi ad attività alternative che potrebbero includere prestazioni sociali ai lavoratori attivi o anche semplicemente una riduzione del carico fiscale
- i lavoratori di oggi sono destinati ad attendere di più prima di raggiungere l'età della pensione, per la classe del 1996 si stima che l'età pensionabile arriverà a 71.2 anni, la più alta in assoluto dopo la Danimarca
Il nodo della sostenibilità
Provando a tirare le fila dell'analisi del nostro sistema, il report dell'OCSE individua due "sfide" fondamentali: da un lato limitare la spesa pensionistica in assoluto nel breve e nel medio termine, dall'altro riuscire a garantire livelli adeguati di prestazioni ai pensionati futuri.
A questo proposito continuare ad alzare l'età pensionabile rimane la priorità per fare in modo che, oltre a benefici adeguati il sistema riesca anche a essere finanziariamente sostenibile, inoltre occorre cercare di aumentare il tasso di occupazione, soprattutto nelle fasce più vulnerabili e promuovere un mercato del lavoro più inclusivo, in modo da ridurre in futuro le necessità di benefici sociali per i cittadini in età avanzata.