Il mondo del Ciclismo potrebbe essere un grande volano economico per lo sviluppo di nuove reti di impresa, posti di lavoro, investimenti esteri. Sempre di più si sta affermando la bicicletta come mezzo alternativo alla macchina nella aree urbane, e da sempre è un grande richiamo per appassionati di sport e vita all'aria aperta. Qualche segnale di interessamento dalla politica è arrivato con il decreto definito 'salvaciclisti' e la legge sulla mobilità ciclistica, ma non basta.

La bicicletta 'motore' dell'economia

A prima vista è una contraddizione ma potrebbe essere proprio così.

Il nostro motore dell'economia potrebbe proprio essere la bicicletta, il mezzo ecologico per antonomasia. Ne è sicuro Gianluca Santilli che con Bicitaly e la Fondazione Manlio Masi organizza da due anni il Bike Economy Forum, una lente di ingrandimento sull'economia della bicicletta.

La crescita di questo settore sia per accessori e componenti tecnici per gli appassionati, sia per utilizza la bicicletta come mezzo di trasporto, è impressionante. Gli esperti calcolano in tutta Europa un giro d'affari di 500 milioni di euro. Considerati tutti gli attori economici in gioco e tutta la filiera di produzione, sono davvero molti soldi.

L'Italia come si pone in questo momento d'oro per l'industria del ciclismo?

Ci sono dei segnali che inducono ottimismo, come l'emanazione della legge quadro sulla ciclabilità delle aree urbane. Questa legge permetterà di investire nella realizzazione della ciclabile Ven-To, che collegherà Venezia e Torino, o il GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici. Altri segnali arrivano dai gruppi di appassionati, sempre maggiori, che si avvicinano a questo sport anche in città.

Marchi di abbigliamento importanti hanno iniziato a creare linee per i ciclisti urbani. Ma non è abbastanza a detta dei partecipanti al Forum.

Le imprese non danno segnali di innovazione

Più che del presente Santilli è preoccupato per il futuro, a tuttobiciweb infatti dichiara: 'Tutti si sono accorti delle potenzialità della bike economy tranne il mondo del ciclismo'.

Insiste proprio sulla mancanza di lungimiranza tra i produttori di biciclette, storicamente italiani, infatti continua: 'Quando i grandi gruppi entreranno in questo business spazzeranno via chi non è strutturato e pronto ad accettare la sfida'.

Questa nuova corsa all'oro, interpretata dalla 'bike economy' deve essere recepita dalle imprese italiane quanto prima, sempre a detta di Santilli: 'In Italia abbiamo i maggiori e migliori produttori ma sono tutte imprese piccole o medie, che soffrono il passaggio generazionale e, se non si daranno una mossa aggregandosi a partner finanziari per sviluppare le proprie capacità aziendali, finiranno per essere acquisiti da gruppi esteri come successo a Pinarello oppure spariranno'.