Con l'arrivo del 2018 si aprono importanti cambiamenti anche nel settore dei servizi finanziari europei. La parola d'ordine al riguardo è MiFID II, un termine che a molti potrebbe sembrare ignoto, ma che sottintende notevoli implicazioni nel modo in cui gli istituti finanziari europei dovranno confrontarsi con il mercato e con la propria clientela. Vediamo insieme tutte le novità al riguardo nel nostro nuovo articolo di aggiornamento.
MiFID II: ecco di cosa si tratta
Come vuole la migliore prassi divulgativa, partiamo cercando di semplificare il più possibile la questione al lettore, per poi entrare nei dettagli e approfondire la vicenda.
Con MiFID 2 ci riferiamo ad una direttiva riguardante il mercato degli strumenti finanziari, finalizzata a regolamentare ulteriormente (rispetto alla sua prima versione) il modo in cui agiscono gli operatori di settore. L'obiettivo è di garantire all'investitore maggiore trasparenza, cercando di impostare il rapporto tra le parti nel modo più corretto ed equo possibile. Per riuscire a centrare questo obiettivo, si punta ad introdurre nuovi strumenti e meccanismi informativi, come la versione aggiornata del prospetto semplificato (chiamato in gergo tecnico KIID) destinato a istruire gli acquirenti di fondi in merito ai costi applicati ed alle potenzialità di rischio e rendimento. Allo stesso modo, cambierà la modalità di presentazione delle informazioni chiave su tutti i materiali informativi dei prodotti finanziari, in modo che le persone possano comprenderne più facilmente il funzionamento.
Da considerare poi che la nuova regolamentazione coinvolgerà gli strumenti più diversi, come ad esempio i fondi pensione, le gestioni patrimoniali e gli altri prodotti d'investimento venduti ai clienti retail.
I numeri dietro la nuova regolamentazione
Il fatto che ci troviamo davanti ad un nuovo cambio di paradigma è testimoniato anche dalle stime dei costi sostenuti dagli operatori finanziari per essere pronti all'entrata in vigore delle regole MiFID 2.
La riforma è stata fortemente voluta dall'UE ed è arrivata alla propria conclusione dopo ben sette anni di discussione, mentre gli operatori europei del settore finanziario hanno impiegato oltre due miliardi di dollari per potersi adeguare alle nuove regole. Molte spese sono connesse all'aggiornamento delle infrastrutture tecnologiche, mentre altre riguarderanno il cambio delle procedure adottate nella gestione degli strumenti finanziari.
Un esempio è quanto avviene per le consulenze, visto che le nuove regole obbligano i gestori a fatturare separatamente servizi di consulenza, intermediazione e ricerca, al fine di rendere trasparenti tali aspetti ed evitare che possano instaurarsi conflitti d'interesse.
Il 3 gennaio 2018 sarà un punto di svolta per il settore?
Stante quanto appena riportato, in molti si chiedono se le nuove regole porteranno davvero ad un cambiamento rivoluzionario del settore finanziario. Di sicuro dal punto di vista della regolamentazione la data odierna rappresenta un cambiamento di paradigma rispetto alla prima versione della MiFID. Per vedere se il nuovo corso riuscirà a centrare il proprio intento sarà però necessario del tempo.
Nel breve termine non si esclude una diminuzione nei volumi delle transazioni a causa degli inevitabili problemi tecnici e informatici che si dovranno affrontare. Facilmente, anche le autorità di controllo potrebbero essere inizialmente accomodanti nei primi tempi, vista la mole di nuove regole che diventa necessario rispettare con l'entrata in vigore della direttiva. D'altra parte, la posta in gioco è alta per tutti. Se il sistema funzionerà, potrebbe tornare a crescere il grado di fiducia degli acquirenti di prodotti finanziari riguardo un comparto che è risultato in diverse occasioni troppo complicato e difficile da capire per l'uomo di main street e con diverse scappatoie per quello di Wall Street.
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