Ogni anno, in coincidenza con il meeting annuale del Word Economic Forum, vengono pubblicate statistiche impressionanti sulla disuguaglianza a livello globale elaborate da Oxfam, organizzazione umanitaria votata alla causa di promuovere politiche per la redistribuzione della ricchezza.
Nonostante siano stati da tempo evidenziati rilevanti problemi metodologici connessi con le modalità con le quali l'istituto elabora le sue statistiche, la pubblicazione dei suoi dati non manca di destare scalpore e sollevare discussioni.
Breaking news! Last year the richest 1% gained huge amounts of wealth, while the poorest half of the world are no better off. This isn't working. Please RT to #EvenItUp https://t.co/yVU4MFk5sT #wef18 #FightInequality pic.twitter.com/pXR2jFDXxZ
— Oxfam International (@Oxfam) January 22, 2018
Il problema metodologico
Come recentemente ricordato dall'economista Ryan Khurana, il principale problema metodologico nelle statistiche di Oxfam riguarda l'utilizzo della ricchezza netta: ossia la differenza tra tutte le attività e le passività che fanno capo ad un individuo.
Questo risulta fuorviante, considerando che in tutti i paesi con un sistema finanziario sviluppato è altamente probabile che gli individui più facoltosi abbiano anche stock significativi di passività: paradossalmente secondo l'approccio di Oxfam un contadino di un paese povero, privo di debiti risulta "più ricco" di un neolaureato di una prestigiosa università occidentale che ha contratto un debito rilevante per pagarsi gli studi.
Per ovviare a questo inconveniente, l'organizzazione ha prodotto delle statistiche che non includono gli individui con ricchezza negativa, tuttavia se questo accorgimento riduce l'entità della misurazione distorta, non corregge l'aspetto fondamentale che rende la statistica inadeguata e fuorviante: il fatto che non rappresenti correttamente le condizioni di benessere degli individui e le sue determinanti relative.
Lo schema ideologico di riferimento
Alla base delle statistiche che misurano la ricchezza in valore assoluto e utilizzano la disuguaglianza come una misura della distribuzione del benessere c'è l'idea che la "conquista della ricchezza" sia una sorta di gioco a somma zero nel quale si diventa più ricchi solo a spese dei cittadini più poveri.
Questo approccio manca di sottolineare un aspetto fondamentale ossia il fondamentale miglioramento delle condizioni di vita di cui hanno beneficiato proprio gli individui più poveri, come rilevato da Carlo Stagnaro sul foglio la quota di persone in condizioni di povertà estrema si è dimezzata tra 1990 e il 2010 passando dal 43 al 21% della popolazione mondiale.
Le statistiche di Oxfam, non sono particolarmente inaccurate, tuttavia trasmettono un messaggio fuorviante e infondato, ossia che la rilevante crescita nella ricchezza dei pochi individui più ricchi, abbia conseguenze negative sul gran numero di persone che nello stesso tempo è più povero. In realtà è vero il contrario: la dinamica dei super ricchi, guardando a tutte le metriche più diffuse, dalla mortalità infantile all'aspettativa di vita, si è sviluppato in un contesto di generale miglioramento delle condizioni di vita per tutta la popolazione mondiale, di cui in termini relativi hanno sicuramente beneficiato di più gli individui che erano più poveri in partenza.