In quest'era di iper-informazione e di digitalizzazione estrema i contenuti fanno la differenza anche a livello commerciale e, sopratutto, di marketing pubblicitario. E ad accorgersene cominciano anche le grandi conglomerate multinazionali. E questo è tanto più vero se il veicolo che trasmette il messaggio pubblicitario è un social network come Facebook o un motore di ricerca come Google. E proprio questi due big di internet sono l'oggetto delle attenzioni della unilever, una grande società multinazionale proprietaria, solo in Italia, di importanti marchi come Algida, Knorr, Lipton o Clear.

Come evidenzia il sito italiano della società ogni giorno i prodotti di questa multinazionale sono acquistati ed utilizzati da circa 2 miliardi e 500 milioni di persone. Quindi, l'avvertimento è da prendere molto seriamente, sopratutto per i risvolti economici che può avere.

L'avvertimento di Unilever

La multinazionale, al secondo posto nel mondo dopo un altro colosso del calibro di "Procter&Gamble" per spesa pubblicitaria, si è accorta che l'eccessiva libertà di pubblicare contenuti a sfondo razzista o pedopornografico che fino a qualche tempo fa, era concessa sui principali social network danneggiava anche i suoi prodotti che, solo casualmente, venivano a trovarsi accostati a questi messaggi.

Ad onor del vero, occorre precisare che i vari Facebook, Twitter o Snapchat, hanno cercato di porre un freno a queste vere e proprie campagne di odio adottando dei criteri di sicurezza molto più stringenti. Ma, evidentemente, la Unilever vuole ottenere di più.

Il nocciolo della questione

Quello che non viene detto così apertamente, però, è che, in effetti, le grandi multinazionali inserzioniste vogliono avere voce in capitolo nella scelta dei contenuti, nella loro veicolazione e, sopratutto, nel loro controllo.

Cosa ben diversa se tutti questi passaggi fossero sottoposti ad una autorità indipendente. che avrebbe anche una responsabilità pubblica.

C'è anche da dire che rimane da vedere se la Unilever avrà effettivamente sia la volontà che la forza di dar seguito alla minaccia di togliere le inserzioni pubblicitarie dal web. Anche perché Google e Facebook messi insieme controllano circa metà del mercato pubblicitario mondiale su internet e quasi i due terzi di quello americano.

Quindi, la minaccia potrebbe ritorcersi contro la stessa Unilever, visto che, oggi come oggi, è difficile fare a meno del web. D'altra parte una sortita del genere era già stata tentata esattamente un anno fa proprio dalla Procter&Gamble ma senza seguito. Anche perché la capacità di profilazione del target di clientela da parte di Google o di Facebook è difficilmente replicabile attraverso i media tradizionali e, difficilmente, le aziende potranno farne a meno. Anche se, ovviamente, il richiamo a maggiori controlli è pienamente condivisibile.