Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 'Decreto dignità'. Le nuove misure introdurranno notevoli cambiamenti in tutti gli ambiti del lavoro e riguarderanno sia i lavoratori che le imprese. I nuovi provvedimenti, secondo il programma del governo, mireranno, in particolar modo, a intervenire positivamente sui contratti a tempo indeterminato, cercando di limitare e contenere, il più possibile, l’utilizzo di quelli a tempo determinato. Una serie di altre misure saranno rivolte a nuove norme per i licenziamenti e al disincentivo per la delocalizzazione delle imprese.

Decreto dignità: tutte le novità per i lavoratori

Le nuove norme presenti nel testo appeno approvato dal consiglio dei ministri del ‘Decreto dignità’ hanno lo scopo di ridurre, in particolar modo, il lavoro precario. In relazione a questa volontà, si prevede solo una possibile prima stipula tra le due parti (lavoratore e datore di lavoro) di una tipologia di contratto a tempo determinato e di durata massima di un anno. Secondo le nuove norme, previste dal decreto del governo, l'eventuale possibile rinnovo sarà ritenuto idoneo solo in relazione a esigenze limitate e di tipo temporaneo dell’azienda, che potranno essere apposte, già nella clausola originale del contratto, fino ad un termine massimo di 24 mesi.

Saranno anche previste una serie di clausole ed incentivi per motivare maggiormente il datore di lavoro verso una scelta di contratto più stabile. Previsto, inoltre, per i rapporti di lavoro subordinati a tempo determinato o il loro rinnovo, l’aumento dello 0,5 per cento, a carico del datore di lavoro, del contributo addizionale della retribuzione di tipo imponibile a livello previdenziale Inps.

Previste delle nuove penalità per i datori di lavoro anche in ambito di licenziamenti selvaggi. Scatterà infatti l'aumento del 50 per cento dell'indennizzo per i lavoratori licenziati e in caso di assenza di giusta causa, l'indennizzo a favore del dipendente, dovrà essere elargito con stipendio fino a 36 mesi.

Delocalizzazione delle imprese: cosa cambia per le aziende

Tutte le imprese che hanno avuto delle agevolazioni e dei contributi, da parte dello Stato, per poter sostenere lavori di ampliamento o ristrutturazione della propria attività, con le norme previste dal nuovo decreto legge, non ne potranno più beneficiare se delocalizzeranno all'estero, anche solo in parte, la loro attività. In parallelo, in presenza di tale impropria variazione di destinazione territoriale, l’azienda sarà sottoposta a sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio inizialmente fruito.