Nei giorni della battaglia tra il Governo M5S-Lega e la Commissione Europea sulla Manovra Economica, il sistema bancario italiano si scopre più forte e solido. A certificarlo è l'Eba, l'Autorità Europea di Controllo sul Sistema Bancario e Creditizio. In particolare, l'Eba avrebbe promosso le principali quattro banche sistematiche italiane: Unicredit, San Paolo-Intesa, Banca Bpm e Ubi Banca. Solo per citare un dato estremamente importante a testimonianza della solidità del nostro sistema creditizio la relazione dell'Eba evidenzia come il coefficiente patrimoniale Cet1, calcolato in base al più pessimistico dei possibili scenari economici futuri, abbia evidenziato, per ognuna delle quattro banche succitate, una riduzione media ponderata di quasi il 4%.

Come precisa la relazione dell'Eba le simulazioni sono state effettuate in base ad un modello definito, con terminologia anglosassone, fully loaded. Cioè, letteralmente, "a pieno carico". Cosa non molto lontana dalla verità se si considera la enorme massa di titoli di Stato detenuti dal nostro sistema bancario. Tanto che anche la Banca d'Italia, in una nota ufficiale, afferma che i risultati degli stress test sul sistema bancario italiano non differiscono poi molto da quelli delle altre banche europee ricomprese nel sistema di vigilanza dell'Eba.

I risultati degli stress test nel dettaglio

In estrema sintesi, le simulazioni effettuate dall'Eba hanno evidenziato come tutte le 33 banche sistemiche vigilate dalla Banca Centrale Europea abbiano nettamente migliorato la loro capacità di far fronte ad uno shock finanziario di grandi proporzioni.

E lo avrebbero fatto in un breve arco di tempo, stimato dall'Eba, di due anni. Oltretutto in questa tornata di stress test, fa notare una nota ufficiale della Bce, si sarebbero effettuate delle simulazioni di scenari molto peggiori rispetto a quelle utilizzate nel 2016. Gli stress test effettuati dall'Eba avrebbero evidenziato come le 33 banche dell'Unione Europea, comprese le quattro italiane, posseggano ora una base patrimoniale molto più solida.

Questa sarebbe il frutto di una oculata allocazione delle risorse e di un ancora più coerente accumulo di capitali di riserva a garanzia degli attivi. Tutto ciò si è tradotto in un coefficiente Cet1 del 13,7%, molto superiore a quello registrato nel 2016 che si era fermato al 12,2%. Inoltre, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, Danielle Nouy, le banche europee hanno ridotto considerevolmente il totale dei Non Performing Loans, ovvero dei cosiddetti "crediti deteriorati", all'interno dei loro bilanci. Di conseguenza, la Bce è ora in grado di identificare con più precisione quali istituti europei risultano più vulnerabili e, soprattutto, a quali tipologie di rischi possano andare incontro.