Ad un certo punto sembrava che il Ministro dell'Economia Tria fosse una voce fuori dal coro all'interno del governo. Pareva, infatti, che la sua potesse essere una posizione piuttosto scettica rispetto all'idea che un aumento del debito potesse in qualche modo fare da locomotiva alla crescita del paese o che, quantomeno, non avesse molta intenzione di avallare la scelta di innalzare in debito andando a constare quella che, puntualmente, si è rivelata l'opinione contraria dell'Europa.

Il passare delle settimane, però, ha dato modo di notare come il leader del Mef sia sulla stessa lunghezza d'onda di tutto il governo gialloverde e quest'idea ha trovato conferma nelle sue parole, rilasciate a Padova nel corso del Rapporto annuale della Fondazione Nord Est,

L'intervento del Ministro è piuttosto duro nei confronti dell'Ue

Il rallentamento economico, confermato dagli ultimi dati, secondo Tria rientrerebbe nell'indebolimento generalizzato nell'ultimo periodo dell'Eurozona. Il ministro sottolinea come i dati che arrivano da un'economia ritenuta forte come quella tedesca preoccupino, soprattutto per un'Italia da sempre interdipendente sotto il profilo economico con Germania. Fatti che, sottolinea il ministro, non fanno che far crescere la preoccupazione.

Tuttavia Tria pone all'attenzione del suo uditorio il fatto che, paradossalmente, le previsioni della Commissione Europea relativamente al rallentamento della crescita italiana per l'autunno rivelano anche che il gap con gli altri paesi europei si è ridotto. "Ciò - sottolinea - conferma che quello della crescita è un problema che andrebbe affrontato insieme, con politiche europee e non separate e conflittuali".

Tria non vede le capacità che servono all'attuale Europa

"L'Europa - tuona Tria - non ci sembra capace della situazione ed appare incapace di adottare poltiiche economiche macroscopiche di stabilizzazione e di contrasto al rallentamento economico". Rispetto, invece, alle potenzialità di crescita relative alla manovra, il ministro ha modo di sottolineare quanto potrebbero essere importanti gli investimenti pubblici. L'idea è quella di creare opere diffusi nel Paese, a patto che queste non costituiscano cattedrali nel deserto ma che rappresentino un qualcosa che punti ad evitare la desertificazione. Secondo Tria ogni territorio italiano dovrebbe essere dotato di strumenti che rappresentino la base su cui il Paese può ritrovare competitività.