Pochi giorni dopo l'annuncio ufficiale della nuova valuta digitale promossa da Facebook, che dovrebbe arrivare sul mercato nel 2020, sono arrivati i primi commenti da parte delle banche centrali. Tutte le dichiarazioni sono improntate alla cautela e sottolineano la necessità di verificare attentamente il funzionamento dell'iniziativa, prima che diventi operativa il prossimo anno.
Le principali criticità del progetto, a quanto emerge dalle dichiarazioni di queste ore, riguardano le modalità di adesione a normative di vigilanza e sicurezza, specie in tema di anti-riciclaggio e alcuni profili di credibilità del social network, in considerazione dei recenti scandali inerenti la diffusione di dati personali dei propri utenti.
I punti di forza dell'iniziativa
L'obbiettivo dichiarato dai promotori di Libra è di offrire a 1,7 miliardi di persone, che oggi non dispongono di un conto bancario, la possibilità di usufruire di servizi di pagamento a basso costo, con particolare riferimento al trasferimento di denaro da uno stato all'altro.
Il principale punto di forza dell'iniziativa risiede, pertanto, nel fatto nel fatto che il suo valore sarà legato ad un paniere di valute forti e dunque non subirà le oscillazioni, che abbiamo visto su altre criptovalute come il Bitcoin, e che di fatto ne hanno inibito la diffusione come mezzo di pagamento.
Il governo della creazione di nuova valuta e la verifica del collegamento con un paniere di valute stabili, sarà affidato ad un'associazione non profit alla quale ad oggi hanno aderito finora 30 aziende, tra cui Uber, Visa e Vodafone.
Inoltre, dal punto di vista tecnologico, sarà possibile processare una quantità di transazioni per secondo molto superiore a quella registrata oggi per le valute digitali esistenti: l'intento è quello di fornire un mezzo di pagamento che possa essere utilizzato quotidianamente, non un'attività finanziare, seppur molto liquida, come quelle scambiate sui mercati regolamentati.
Ultimo punto su cui fare attenzione, evidenziato anche in un editoriale recente de l'Economist, riguarda il superamento delle infrastrutture esistenti: ad oggi tutti gli operatori nei pagamenti digitali da Paypal ad ApplePay utilizzano le reti degli operatori incumbent e la stessa Facebook aveva basato un tentativo fallito nel 2015 sulle carte di debito.
Libra punta a servire anche clienti che non dispongono di conti correnti o carte di pagamento e al momento sono stimati in circa 1,7 miliardi di persone. Di questi, circa 1 miliardo dispone almeno di un telefono cellulare e dunque potrebbe operare immediatamente nella nuova valuta.
Le criticità da risolvere
Per i banchieri centrali, le due maggiori preoccupazioni riguardano la minaccia per la stabilità del sistema finanziario internazionale e la possibilità teorica di sfuggire al controllo dei governi nazionali e alle banche centrali.
Sotto il primo profilo, sempre l'Economist, rileva che, se ogni depositante dei paesi occidentali decidesse di detenere appena il 10% dei propri risparmi in Libra, si raggiungerebbe la cifra ragguardevole di 2 mila miliardi di fondi in gestione.
Inoltre, un improvviso deflusso di fondi dagli istituti di credito tradizionali potrebbe minarne la stabilità e ridurre l'offerta di credito.
Sotto il secondo profilo, sebbene il governo della nuova valuta sia inizialmente affidato ad un'associazione non profit e sia in atto un dialogo costruttivo con le principali banche centrali e regolatori nazionali, il nuovo sistema potrebbe potenzialmente operare al di fuori di qualunque forma di vigilanza o supervisione.
La Distruzione Creativa nei servizi finanziari
Non è possibile ad oggi sapere se e quanto l'iniziativa promossa da Facebook avrà successo: chiariti i principali punti di forza e le possibili criticità, possiamo solamente osservarne lo sviluppo e i graduali progressi.
E' tuttavia possibile formulare qualche considerazione sui principali trend osservati nel mondo dell'intermediazione finanziaria in modo da meglio comprendere il contesto nel quale Libra andrà ad inserirsi.
Grazie alle innovazione tecnologica, alla sempre maggiore diffusione degli smartphone e alla facilità di contatto garantita dai social network, gli individui possono entrare in contatto e concludere transazioni in modo sempre più semplice, veloce e con un costo molto contenuto. Questa prospettiva comporta conseguenze drammatiche per l'industria dell'intermediazione finanziaria, che giustifica la propria esistenza e i propri profitti, in larga parte per la presenza di elevati costi di transazione.
Non è eccessivo prevedere che gli istituti che non saranno in grado di adeguarsi e cavalcare l'onda della digital transformation, né saranno inevitabilmente travolti e finiranno per scomparire.
Esiste tuttavia anche un percorso costellato di rilevanti opportunità per gli operatori che saranno in grado di far leva sull'esperienza passata e di coniugarla con le potenzialità offerte dall'innovazione tecnologica e dalla crescente diffusione di social media e smartphone. Mutuando un aforisma erroneamente attribuito a Charles Darwin e riferibile al saggista Leon C. Megginson, possiamo dire che, per predire chi saranno i vincitori di domani nel mercato dei servizi finanziari, non è opportuno guardare a chi oggi appare più forte o più capace, ma a chi sembra sufficientemente flessibile per adeguarsi ai profondi cambiamenti in atto.