Il processo di smaltimento dei crediti deteriorati e di ristrutturazione del sistema bancario italiano prosegue senza interruzioni e potrebbe concentrarsi nel corso del 2019 sulle esposizioni qualificate come inadempienze probabili o, con acronimo inglese, UTP (Unlikely To Pay).

Le principali direttrici del processo di cambiamento includono

  • significativi volumi di crediti deteriorati scaricati dai bilanci bancari (190milioni nello scorso triennio)
  • riduzione del numero di filiali (da circa 30mila a meno di 25mila) e processi di ristrutturazione interna
  • ingresso di nuovi partecipanti con vocazione Fintech (cosiddette "challenger banks")
  • consolidamento dell'industria del Credit Management (asset gestiti dai primi 10 servicer passati da 121 a 171 miliardi)

Spinte regolamentari e contesto macro

Come recentemente evidenziato anche dall'OCSE, l'Italia si trova in una condizione di particolare fragilità a fronte dei diversi segnali in merito ad un plausibile rallentamento dell'economia globale.

In questo contesto, gli sforzi portati avanti dei regolatori per rafforzare il sistema bancario potrebbero trovare la loro giustificazione, se le banche italiane dovessero concretamente dimostrarsi in grado di resistere ad eventuali shock esterni senza la necessità di ulteriori interventi da parte dello Stato.

Di fondamentale importanza, all'interno di questo delicato processo, è la gestione degli UTP, crediti classificati come deteriorati in uno status temporaneo, che dovrebbero successivamente essere o riportati in bonis o qualificati definitivamente come sofferenze (nella dizione anglosassone Bad Loans). Dopo gli sforzi rilevanti compiuti negli ultimi anni per alleggerire i bilanci degli istituti di credito dalle esposizioni di qualità peggiore, anche grazie a strumenti straordinari come la GACS (Garanzia Sugli Attivi Cartolarizzati), la principale sfida dell'anno in corso e dei successivi riguarda appunto la gestione e il trattamento contabile delle inadempienze probabili.

La sfida degli UTP

L'ultimo report della società di consulenza PWC è intitolato “The Next Big Wave” e fa riferimento ai rilevanti volumi di esposizioni Unlikely To Pay che verranno scambiati sul mercato nel corso dell'anno in corso e probabilmente del prossimo.

La principale criticità connessa con questo tipo di esposizioni riguarda il loro carattere eterogeneo che spazia delle quasi sofferenze ai crediti sub performing (detti anche Past Due) passando per le delicate operazioni di ristrutturazione aziendale (Turnaround Management).

Dunque per la gestione di questa tipologia di crediti sono necessarie

  • competenze specifiche in materia di gestione aziendale
  • non di rado apporto di nuova finanza
  • capacità di intervenire nelle operazioni di sviluppo immobiliare (che cubano per oltre metà degli UTP) non solo sul versante della commercializzazione, ma anche, molto spesso, per il completamento degli edifici

Per vincere la sfida dei crediti deteriorati di qualità migliore è dunque necessario un cambio di paradigma nei processi di credit management che vada oltre l'ottica prettamente liquidativa che ha caratterizzato fino ad oggi l'approccio ai Non Performing Loans.