Nel pieno della grave crisi economica e sociale dovuta alla diffusione del Coronavirus intervistiamo Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori, per fare il punto della situazione in merito alle opzioni di tutela attivate in favore dei cittadini.

Fin dall’inizio dell’emergenza dovuta alla diffusione del Coronavirus l’associazione è stata al fianco dei propri iscritti e dei cittadini per offrire un sostegno immediato contro gli sviluppi negativi della crisi. Quali sono stati i primi provvedimenti che avete preso?

Posto che abbiamo lavorato subito in smart working per evitare problemi con i nostri sportelli, le questioni con le quali ci siamo dovuti attivare sono state relative innanzitutto ai presidi biomedicali che non si trovavano.

Abbiamo avuto il problema delle mascherine, dell’amuchina… abbiamo quindi portato avanti delle azioni attraverso segnalazioni all’autorità garante della concorrenza del mercato. Abbiamo fatto sanzionare una serie di aziende che producevano materiali non testati. Il secondo impatto richiedeva di prendersi cura dei rimpatri: si pensi a prenotazioni, voli, vacanze che le persone avevano organizzato. Abbiamo quindi costruito una serie di rapporti per facilitare la richiesta di rimborsi e voucher.

Tra le attività realizzate nelle scorse settimane ha citato la prevenzione contro truffe e fenomeni speculativi: può raccontare ai lettori qualcosa in più al riguardo?

Abbiamo operato in stretto contatto con l’autorità garante della concorrenza e del mercato su una serie di piattaforme, soprattutto per la vendita online, che portavano avanti vere e proprie azioni truffaldine.

Dall’altro lato, abbiamo avuto tentativi molto maldestri, ma comunque abbastanza pesanti, sulla vendita di prodotti online con prezzi assolutamente maggiorati o che non erano adeguati. Pensiamo alle sanzioni comminate per presunte terapie contro coronavirus non approvate dalle autorità sanitarie. L’altro punto è stato quella della regolarizzazione di una verifica costante dei prezzi dei beni di consumo, denunciando un aumento strabiliante anche per i prezzi dei beni di prima necessità.

A tal proposito temiamo molto quello che potrebbe succedere con la combinazione negativa dei fattori dovuti all’andamento climatico e alla difficoltà di trovare manodopera per la raccolta. Un mix che potrebbe determinare una perdita della produzione e quindi un aumento dei prezzi devastante. Per questo oggi abbiamo proposto una sanatoria per tutti gli immigrati che vivono nel Paese in maniera semiclandestina e che, attraverso un ruolo attivo, possono essere avviati al lavoro nelle aziende agricole.

Come Federconsumatori fin dall’inizio dello scoppio dell’emergenza sanitaria ed economica avete chiesto al governo di disporre la possibilità di sospendere bollette e pagamenti. Possiamo fare il punto della situazione?

Abbiamo costruito delle vere e proprie linee di difesa rispetto a quanto avveniva. Una in accordo con l’Arera ha riguardato il fatto che tutte le persone trovatesi in condizioni di morosità non subissero il distacco dei servizi di acqua, energia o gas da qualsiasi loro fornitore e non solo dal Servizio Elettrico Nazionale di Enel. Così come è risultata importante anche l’azione che abbiamo sviluppato per i servizi della telefonia, della trasmissione dati e di accesso alle piattaforme, perché con la chiusura delle scuole si è reso necessario un intervento in tal senso.

Altra linea sulla quale abbiamo chiuso accordi è stata la sospensione dei mutui per le persone che hanno perso il lavoro o che sono in cassa integrazione. Una sospensione che questa volta non ha riguardato solo la prima casa, ma anche i prestiti per ristrutturazioni e seconde case. Con le stesse banche ci siamo interfacciati anche per finanziamenti e mutui che non riguardavano le abitazioni. Altra linea di intervento dell’associazione è stata di vedere come bloccare i cosiddetti prestiti presso le finanziarie e dare la possibilità di una sospensione dei pagamenti e ratei, così da dare un po’ di respiro alle persone. Poi abbiamo avuto anche segnalazioni rispetto ad alcune realtà dei servizi funerari (soprattutto in Lombardia e Brianza) con iniziative per recuperare le ceneri di persone decedute con Coronavirus con parcelle assolutamente fuori mercato, a volte facendo pagare anche il “posteggio” delle bare.

Fenomeni che si sono realizzati durante momenti molto dolorosi.

Una vostra forte presa di posizione è arrivata anche in relazione alle notizie in arrivo dalle RSA dopo lo scoppio del Coronavirus, tanto che come associazione avete aperto alla possibilità di costituirvi parte civile. Qual è il vostro giudizio sulla situazione?

Ove ci volessero essere linee penali pensiamo di costituirci in rappresentanza di persone che hanno subito danni a causa di queste prassi. È un atto politico, non tanto economico, avendo un grande significato di solidarietà e conforto per le famiglie che si sono trovate davanti a una situazione devastante per via dell’incauta gestione di molte Rsa. Si tratta di un fatto che stiamo monitorando in tutta Italia.

E sull’App Immuni che idea vi siete fatti? Può spiegarci quali sono i presupposti, a suo parere, affinché possa rappresentare davvero un progetto utile per i cittadini?

Ci sono profili costituzionali molto delicati. Da una parte c’è da vedere come viene assicurato il diritto alla privacy dei cittadini. Dall’altra parte c’è una forte preoccupazione perché un’apertura come quella che si profila, se non è monitorata adeguatamente, può farci ricadere in grave difficoltà. Non pensiamo solo alle aperture di maggio, ma a tutto quello che succederà con le scuole aperte. In questo senso, avere chiaro come verificare lo stato di avanzamento dell’epidemia ci sembra un fatto importante. Qui sono in campo due diritti costituzionali importantissimi.

Da un lato il dovere dello Stato di garantire la salute dei cittadini e dall’altro il diritto alla privacy e al trattamento dei dati. Dunque non c’è una posizione ideologicamente contraria da parte nostra, ma vogliamo capire bene quali sono i margini, le cautele e le garanzie su chi avrà questi dati, come saranno trattati e soprattutto come saranno distrutti.

Infine, al fianco delle iniziative che abbiamo appena riportato, avete aperto anche un questionario dedicato a indagare in che modo la pandemia sta incidendo sulla vita delle persone: con quale obiettivo finale?

Vogliamo capire qual è lo stato d’animo e le valutazioni delle persone, il livello di fiducia per monitorare tutto il periodo che ha caratterizzato la diffusione del Coronavirus, dall’inizio della pandemia fino a fine giugno.

In questo modo possiamo comprendere com’è stato vissuto il distanziamento sociale, il blocco della mobilità, oltre a conoscere i problemi che si sono verificati e anche i rapporti tra le persone, facendo emergere come cambiano la percezione soggettiva e sociale. Non c’è quindi solo un obiettivo di natura statistica, ma anche di riconoscimento dei problemi esistenziali. Al momento stiamo raccogliendo i dati, a fine giugno avremo un report generale cadenzato nel tempo.