Una campagna per l'ingresso della Turchia in Europa "subito" con l'immediata riapertura dei capitoli 23 e 24 del negoziato, è stata lanciata da un aula di Montecitorio dall'associazione "Turkey in Europe now" insieme all'omonimo gruppo interparlamentare. L'appello-manifesto in cinque lingue e rivolto alla Commissione Europea, è stato trasmesso anche ai 28 Parlamenti degli Stati dell'Ue.

"Nel 2004 furono presi degli impegni aprendo il negoziato con la Turchia. Si apre un negoziato per concluderlo positivamente" ha detto l'ex Ambasciatore italiano in Turchia Carlo Marsili e presidente onorario dell'associazione, nel corso della conferenza stampa moderata dall'On.Gea Schirò del Pd.

Il riferimento è alla Francia di Sarkozy quando, col governo greco-cipriota, bloccò alcuni importanti capitoli nel corso della trattativa turco-cipriota.

La Turchia ha un'economia in grande crescita, è il secondo esercito della Nato, in Europa vivono già circa 10 milioni di turchi e le sue radici culturali sono anche fortemente legate al vecchio continente. Il negoziato di adesione è stato negli anni interrotto dai veti incrociati in Ue ma è anche vero che secondo gli ultimi "progress report" della Commissione Europea la Turchia rimane ancora indietro nell'adeguamento del suo sistema giudiziario.

A dieci anni dal negoziato un solo capitolo su 35 è stato discusso mentre 17 sono bloccati.

"I veti contraddicono la costituzione europea che è per l'inclusione", ha detto Mariano Giustino, segretario generale dell'associazione, "certo la politica di Erdogan non ha aiutato ma ogni critica deve essere condotta all'interno del negoziato. Questo non è un generico appello all'ingresso della Turchia in Ue ma chiediamo esplicitamente l'immediata riapertura dei capitoli del negoziato bloccati".

"La Turchia non è l'impero ottomano del 21° secolo come viene a volte dipinta dalla stampa ma una delle società civili più attive e vivaci del Mediterraneo", ha continuato Marco Perduca, rappresentante Onu di Non Violent Radical Party. I fatti di Gezi Park, quando per oltre due mesi varie associazioni civili occuparono il parco al centro di piazza Taksim a Istanbul, riuscendo così a impedirne la demolizione per la costruzione di un centro commerciale, sono certamente degli esempi di civiltà democratica per tutta Europa.

Oggi il Parlamento di Ankara, con l'ingresso di nuovi partiti e la perdita della maggioranza assoluta dell'Akp di Erdogan, è sicuramente la fotografia aggiornata della complessa società turca.

L'ingresso in Ue potrebbe far convergere maggioranza e opposizione verso quest'unico obiettivo ampiamente condiviso trasversalmente a molti partiti. "Grande interesse e attenzione è sempre stata manifestata anche dal partito di governo nel corso dei nostri incontri" continua Giustino, "si sta lavorando alla riunificazione di Cipro, con un referendum nel 2016".

Certo i motivi dell'interruzione del negoziato ci sono ancora tutti: la Turchia ad esempio ha ancora un sistema giudiziario che rende possibili ingerenze istituzionali attraverso l'organo di governo della magistratura che non è completamente indipendente.

Vi è stato inoltre un recente pacchetto di riforme sulla sicurezza che ha limitato alcune libertà. "La Turchia nonostante ciò rimane pur sempre una democrazia aperta. Il voto delle elezioni di giugno è un segnale chiaro" ha dichiarato l'On. Della Vedova nel suo intervento," e ci dice che la prospettiva è aperta tanto quanto prima".