La tensione accresciutasi tra Madrid e la Catalogna negli ultimi giorni, per via del referendum sull'indipendenza previsto per il primo ottobre prossimo, non accenna ad affievolirsi. Ad oggi, però, tutto è incerto. La procura spagnola, infatti, aveva sporto denuncia nei confronti del presidente catalano, Carles Puigdemont, e dei suoi ministri. In seguito, la Corte Costituzionale ha sospeso il decreto di convocazione del referendum. Questo è quanto afferma una fonte vicina alla Corte. Ciononostante, il presidente catalano, come affermato precedentemente, non è disposto a deporre le armi.

Non solo, la procura spagnola aveva dato ordine alla polizia catalana di sequestrare ogni tipo di materiale utile e necessario al referendum di autodeterminazione del 1 ottobre e, in sostanza, di impedire l' organizzazione stessa del voto. Ciò, porta a convocare il capo della polizia, Josep Lluis Trapero, che segue e sostiene la linea degli indipendentisti.

Il motivo della sospensione

La Corte Costituzionale ha proceduto con la sospensione della convocazione del referendum, la temporanea sospensione della legge che l'ha resa possibile (approvata lo scorso mercoledì dal parlamento catalano) e la legge della cosiddetta "scissione" dalla Spagna (nel caso in cui ci sia una maggioranza di "sì") per dare possibilità e tempo ai giudici di verificare se, effettivamente, essa rappresenti uno smacco alla Costituzione del 1798.

Dare il nullaosta per il referendum sull'indipendenza - fa sapere il governo spagnolo - è un'inaudita forma di illegalità, considerando che la Costituzione è l'unica a stabilire l'indivisibilità dello Stato.

La denuncia

La procura spagnola aveva accusato il presidente Puigdemont e la sua amministrazione di disobbedienza, abuso di potere e malversazione di denaro pubblico, pertanto aveva proceduto con una denuncia.

Fatti per i quali la legge iberica prevede una pena detentiva, almeno sei anni di carcere. L'atto non ha risparmiato Carme Forcadell, il presidente del Parlamento catalano e quattro membri dell'ufficio di presidenza.

La contromossa

La Consulta, nel tentativo di impedire il referendum, aveva avvertito la presidenza del Parlamento catalano - il presidente, i suoi ministri, alcuni alti funzionari e quasi mille sindaci dei comuni catalani - di non partecipare all'organizzazione del referendum. In caso contrario, saranno inflitte dure e pesanti pene pecuniarie. Ma, sia Madrid sia la Catalogna, hanno i pugni ben serrati e procedono ognuna per la propria strada.