La posizione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in merito alle modalità di gestione del Coronavirus, diventa sempre più difficile. Da un lato c'è la valutazione del MES: accettarlo o meno come strumento per affrontare questa crisi senza precedenti è un vero e proprio grattacapo che distanzia sì gli esponenti all'interno della maggioranza stessa, ma rileva ancor di più lo scarto tra il premier e i partiti dell'opposizione. Dall'altro lato, invece, c'è la decisione di alleggerire, non di stravolgere, le misure di contenimento attualmente in atto.

A rendere difficile il compimento di un tale passo è la certezza esposta dai virologi di una risalita della curva epidemiologica, ma il sistema economico italiano non può restare ancora completamente bloccato. L'Italia, come si afferma da più parti, ha bisogno di ripartire.

Laura Castelli: "Valuteremo il Mes con i documenti alla mano"

Il viceministro dell'Economia Laura Castelli, ospite della trasmissione "Circo Massimo" su Radio Capital, interviene sulla questione "Mes sì, Mes no", chiarendo la posizione del governo. Il viceministro ribadisce l'impossibilità di lavorare su questo tema attraverso declamazioni e dichiarazioni puramente teoriche, è necessario leggere le carte, visionare i documenti.

"Ci auguriamo" aggiunge la Castelli "Che il dibattito nel Consiglio europeo sia un dibattito comune, nella consapevolezza che ci vogliono strumenti comuni, che ci vuole la convinzione di affrontare questa crisi tutti insieme". Inoltre non c'è l'intenzione né la volontà di uscire dall'Euro e rompere con l'Europa.

Conte tra scienziati e imprenditori

Se scienziati ed epidemiologi evidenziano come e quanto stia funzionando positivamente il lockdown, la task force di Vittorio Colao, portavoce di sindacati e rappresentanti delle aziende, fa leva sul rallentamento e la discesa dell'economia, che nel caso di un prolungamento delle attuali misure di contenimento, farebbe registrare conseguenze nefaste.

Colao asserisce l'impossibilità di reggere ancora tali limitazioni, pur precisando che "Nessuno pensi che le regole salteranno ma le raccomandazioni dovranno essere adattate a una nuova fase di convivenza con il virus". Ribadisce la necessità di riaprire il settore manifatturiero, l'edilizia nel rispetto pedissequo dei protocolli dello scorso 14 marzo. Resta però da chiarire il problema dei trasporti locali e dei pendolari, quali probabili veicoli di contagio.

Riaprire in sicurezza

La decisione di Giuseppe Conte, dunque, deve tener conto sia della task force di Vittorio Colao sia delle indicazioni fornite dal comitato tecnico-scientifico, sebbene sembri ormai chiara quale sia la strada che sarà imboccata dal 4 maggio in poi, per entrare nella cosiddetta Fase 2.

Proprio Colao afferma la progressiva riapertura delle attività commerciali, senza dimenticare i tre requisiti essenziali che devono essere necessariamente e obbligatoriamente rispettati: stabilità o miglioramento della situazione epidemiologica; capacità di reazione della sanità a un eventuale ritorno della pandemia e disponibilità di guanti e mascherine per proteggersi. "Sarebbe ideale" aggiunge poi "avere già un'app, ma se da un'area del Paese ci arriva il segnale che lì si sta andando in una direzione sbagliata scatta il lockdown selettivo".

Lockdown selettivo e zone rosse mirate sono le misure che, nella Fase 2, dovranno evitare che il famoso 'R con zero', l'indice di trasmissione del contagio, risalga al di sopra di una certa soglia. In questo modo, intervenendo cioè nell'area territoriale in cui la curva sale in modo esponenziale, si potrà agire efficacemente e impedire lo stress delle strutture sanitarie.