Il Comitato per il dialogo sociale, associazione che riunisce i rappresentanti dei sindacati di tutti i Paesi dell'Unione Europea, sostiene che in tutta Europa i lavoratori della Pubblica Amministrazione sono sottoposti a stress eccesivo e a rischi che possono ripercuotersi non solo sulla loro salute ma anche sul buon funzionamento dell'amministrazione.

I sindacati Ue lanciano l'allarme: lavoratori statali sottoposti ad eccessivo stress

L'allarme lanciato dai sindacati europei è diventato una guida, dal titolo "Benessere e sicurezza sul lavoro" nella quale vengono descritti tutti i potenziali rischi e le fonti di stress a cui può essere sottoposto un lavoratore statale durante l'esercizio delle proprie funzioni pubbliche.

I fattori individuati come causa di stress sono diversi e vanno dalle molestie alle aggressioni da parte degli utenti, dal mobbing alla precarietà e agli orari di lavoro non regolari; queste sono solo alcune delle voci riportate nel documento, che in Italia è stato diramato dalla sezione del pubblico impiego della Cgil.

Nella dichiarazione sono definiti come rischi psicosociali e sembra che oggi rappresentino la causa principale dei danni alla salute e al benessere dei dipendenti e dei funzionari che operano nella Pubblica Amministrazione, con tutti i problemi psicologici e sociali che ne derivano e i relativi costi per lo Stato.

Essere costantemente esposti a tali pericoli, infatti, può portare gli impiegati a soffrire di una serie di patologie da stress, come l'esaurimento nervoso o burnout, sindromi depressive, disturbi cardiaci e circolatori e problemi muscolo-scheletrici; tutto questo provoca gravi ripercussioni sugli enti e organizzazioni presso cui questi lavoratori dovrebbero svolgere la propria mansione.

Inefficienza e crollo della produttività sul lavoro, elevato numero di assenze per malattia, umore basso, un maggior rischio di infortuni per un calo dell'attenzione, aumento di reclami e segnalazioni da parte degli utenti, sono alcuni degli effetti dovuti allo stress, tutte fattori che aggravano i costi e causano danni d'immagine agli Enti Statali.

Livelli di rischio superiori alla media

In uno studio condotto nel 2014, l'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu-Osha) aveva già dimostrato che su 7 dei fattori di rischio psicosociale a cui potrebbero andare soggetti i lavoratori statali, 6 di questi raggiungevano livelli di rischio molto più alti della media.

I fattori che in particolare sono risultati con un rischio rilevante sono la violenza e l'aggressione da parte di utenti e clienti negli uffici pubblici, di pazienti nella sanità pubblica, di allievi nella scuola e di altre categorie considerate "problematiche", perché espongono il lavoratore statale a situazioni in cui la reazione dei soggetti può trascendere e arrivare al maltrattamento verbale ma anche fisico; nell'amministrazione centrale, è stato riscontrato un rischio elevato in oltre il 68% delle sedi oggetto dello studio.

Il problema non riguarda solo la Pubblica Amministrazione italiana ma assume una dimensione europea: nello studio condotto vengono riportati casi di violenza avvenuta in Gran Bretagna ai danni di dipendenti del fisco e in Spagna contro la polizia penitenziaria.

Nel documento vengono dati alcuni suggerimenti per evitare di sottoporre i dipendenti statali ai rischi causa di stress: individuare tutti i potenziali pericoli connessi allo svolgimento delle mansioni, istituire delle figure e delle strutture che dovranno supportare i dipendenti pubblici, erogare formazione specifica e in considerazione dell'elevato numero di donne impiegate statali, prendere contromisure in modo che non possano essere esposte a molestie o violenze di alcun genere.

Vengono anche fornite precise linee guida sull'ambiente di lavoro come ad esempio la giusta illuminazione degli uffici e la presenza delle uscite di sicurezza e inoltre vengono date indicazioni sulle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa, dall'adozione della flessibilità degli orari alla possibilità del telelavoro sfruttando le moderne tecnologie.