Il Governo Renzi è ufficialmente finito ed al suo posto è stato impiantato quello Gentiloni. Se si esclude il nome del Premier e qualche ministro, grosso modo, la squadra di Governo è la stessa. Anche i partiti che appoggiano l’Esecutivo, la cosiddetta maggioranza è la medesima. Fatta questa premessa, appare evidente che tutte le iniziative, misure e provvedimenti su cui stava lavorando il Governo, continueranno come se nulla fosse successo. Tra le tante iniziative, molto importanti sono quelle relative alla lotta alla povertà, con l’ISTAT che ha dati allarmanti con 17 milioni e forse più, italiani vicini alla soglia della povertà.

In questa ottica, il Governo lo scorso settembre ha avviato il Sia, il Sostegno all’Inclusione Attiva, un sussidio per i poveri che ha la doppia natura di dare reddito a chi ne ha poco e cercare di reinserirlo socialmente e lavorativamente. A fianco alle misure del Governo, ce ne sono diverse degli Enti Locali e territoriali come le Regioni. In puglia per esempio, funziona già il Reddito di Dignità (il reddito minimo per i più poveri), in Basilicata da quasi 2 anni si attende l’avvio del suo Reddito Minimo di Inserimento, mentre, notizia dell’ultima ora, l’Emilia Romagna dal 2017 avvierà il Reddito di Solidarietà.

Il SIA non funziona

Lo scorso settembre fu lanciato come panacea ai mali che la povertà ed il disagio provocavano su molti cittadini.

Il SIA però non funziona molto, almeno per questo avvio della sperimentazione. Il SIA anticipa alcuni contenuti essenziali del Reddito di inclusione, in attesa che si completi l'iter parlamentare della legge delega per il contrasto alla povertà che ne prevede l’inserimento. Il lancio fu accompagnato da rilevanti numeri sui beneficiari, perché si parlava di oltre un milione di persone, 200mila famiglie e 500mila minori.

Il SIA è appannaggio di famiglie con almeno un minore a carico o in alternativa con disabili, con donne in stato di gravidanza e con ISEE sotto i 3.000 euro. Oltre a questi che già di per sé sono requisiti molto stringenti (fuori famiglie senza minori ma senza reddito, over 50 senza pensione e lavoro ecc..), non bisogna aver comprato automobili negli ultimi anni, non possedere auto di grossa cilindrata ed altri cavilli che rendono impossibile centrare la soglia di bisogno utile affinché venga accolta l’istanza.

Da Roma, Nicoletta Teodosi, Presidente del CILAP, la sezione italiana della rete Europea contro la povertà dilagante, sottolinea come il SIA ad oggi, sia un vero fallimento, con numerose istanze rigettate dall’INPS o per la mancanza di qualche requisito o per errori nella compilazione che è davvero ardua. Il sistema poi non consente agli operatori sociali di comunicare più facilmente con l’Istituto. La Teodosi chiede che nel 2017, vengano superate queste criticità e venga estesa la platea di beneficiari anche a famiglie di una persona, soprattutto over 50.

Via al reddito di solidarietà

In attesa che il Governo, completi l’istruttoria del Reddito di Inclusione, l’Emilia Romagna si allinea ad altre Regioni, come la Puglia che già hanno un proprio sostegno ai disagiati.

In Puglia, dal 2016, 200mila famiglie ricevono il reddito di dignità ed una operazione simile, nel 2017 partirà per 64mila poveri in Emilia Romagna. Il 13 dicembre in aula del consiglio regionale è approdata la Legge sul Reddito di Solidarietà. PD e SEL i promotori di una iniziativa che anche il M5S aveva sponsorizzato, a tal punto da dare per scontato il via nel 2017. Saranno € 400 al mese per famiglie con ISEE sotto € 3.000. Sono 70 milioni quelli stanziati per l’operazione, con il 50% dallo Stato ed il restante dalla Regione. Il provvedimento durerà 12 mesi, sarà concesso anche a famiglie mono-persona e si affiancherà, però in regime di incompatibilità, con SIA e NASPI. Oltre al benefit economico, anche un piano di inclusione lavorativa personalizzato tramite i servizi sociali. In parole povere, quello che tutti chiedono che diventi il SIA a livello Nazionale.