Ormai non passa anno che lo Stato non intervenga pesantemente sui risparmi degli Italiani: nel 2011 ci pensò il governo Berlusconi con i bolli sui depositi titoli, nel 2012 Monti che aumentò le aliquote su titoli, fondi e conti depositi, l'anno scorso il governo Letta che introdusse un nuovo aumento dei bolli.
L'azione del governo Renzi scatterà il 1° luglio: aumenterà la tassazione su conti correnti e conti postali, azioni, obbligazioni, conti deposito e fondi di investimento, passando dal 20% al 26%. Saranno invece esclusi i titoli di Stato (BOT e BTP) che manterranno l'aliquota del 12,5% ed i fondi pensione (11%).
Per chi investe ci sarà quindi un considerevole aggravio. Su un investimento di 30.00 euro in azioni che frutti un ipotetico 6% annuo, pari a 1.800 euro, la nuova aliquota comporterà un prelievo fiscale di 468 euro rispetto ai 360 con la vecchia aliquota ( 108 euro in più di tasse) A questi poi vanno aggiunti 100 euro dovuti per l'imposta di bollo sui conti titoli, aumentata giusto l'anno scorso.
Come dicevamo, però, alcuni strumenti finanziari non saranno interessati dalla nuova aliquota: i Titoli di Stato italiani (BOT e BTP) infatti rimarranno con tassazione al 12,50%. Ma i rendimenti sono al lumicino e di conseguenza non costituiscono una valida soluzione per i risparmiatori. Ad inizio anno (quando gli interessi di BOT e BTP erano più alti rispetto ad adesso) SosTariffe.it ha stimato che investendo 40.000 euro per 5 anni con i conti deposito si percepisce un interesse superiore ai 4.000 euro, contro i 1.000 dei Titoli di Stato. Per i piccoli risparmiatori, quindi, conti deposito e conti vincolati, se scelti con attenzione, rimangono la forma di risparmio piu' efficace, nonostante gli aumenti della tassazione sugli interessi.
Rimane da osservare che non tutti gli strumenti di risparmio saranno tassati allo stesso modo. Ad esempio sui conti deposito gli interessi maturati fino al 30/6 pagheranno l'imposta 'vecchia'; gli interessi maturati dal 1/7 pagheranno l'aliquota nuova, mentre per gli ETF la tassazione dei dividendi seguirà il criterio del momento del pagamento. Questo perchè non è possibile distinguere quanto maturato 'prima' da quanto maturato 'dopo' il 1 luglio 2014, quindi tutto ciò che verrà incassato a partire dal mese prossimo pagherà il 26% di tassazione.
Azioni ed obbligazioni seguiranno la regola dell'incasso, per cui dividenti o altri utili incassati dopo il 1° luglio 2014 pagheranno il 26% a prescindere da quando questi si siano formati (maturati).
Unica magra consolazione è che sarà la banca (o altro intermediario finanziario) ad effettuare i conti e le dovute modifiche, senza necessità di alcun intervento da parte del risparmiatore.
I risparmiatori possono fare qualcosa per "difendesi" da questo nuovo attacco ? In effetti i piu' smaliziati potranno mettere in atto delle contromisure per limitare in parte i danni, giocando ad esempio sulle minusvalenze, ma i calcoli da fare sono così complessi che il consiglio è quello di rivolgersi al proprio consulente finanziario ( per chi ne ha uno ... )