Alla fine la Svizzera ha dato unesito tutt’altro che scontato al referendum sulla fissazione di un tetto aisalari dei top manager: bocciato. Il referendum era stato lanciato nello scorsomese di marzo dal deputato indipendente Thomas Minder, e si proponeva diimporre ai salari dei manager un “limite legale” per cui in un’azienda lostipendio più alto non superasse di oltre 12 volte quello più basso.

Inpratica, con il referendum si chiedeva di non far sì che un manager potesseguadagnare in un mese quanto un dipendente guadagna in un anno. I votanti hannoperò bocciato l’intento dei promotori del referendum, e la percentuale dei “No”è stata secca: il 65,3% si è opposto, mentre soltanto il 34,7% ha ritenutoopportuno mettere un tetto ai maxi-salari.

Tirano così un sospiro di sollievo imanager dei grossi marchi ubicati in Svizzera, come Novartis, Roche, Ubs, CreditSuisse, Zurich e Swiss Re, ma anche il presidente della Fifa (che ha sede inSvizzera), Blatter, per il quale “come effetto collaterale l’eventuale leggeavrebbe anche danneggiato il calcio svizzero”.

Bocciata così a largamaggioranza la proposta del deputato Minder, piccolo imprenditore nel ramo dell’igienedentale, che aveva denominato l’iniziativa “1: 12” proprio per sottolinearecome fosse opportuno contenere in un rapporto di uno a dodici lo stipendio diun dipendente con quello del manager dell’azienda in cui presta servizio.