Non accenna a placarsi il dibattito concernente il caso Pensioni Quota 96 Scuola; ieri poteva essere la giornata decisiva, con le Commissioni Bilancio e Lavoro riunite al cospetto del sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini che avrebbe dovuto riferire (il condizionale è d’obbligo) le mosse programmate dal governo Renzi per reperire i fondi necessari a dar corso al pensionamento della categoria.



E invece è arrivato l’ennesimo no, con Legnini ad aver sottolineato ‘che la soluzione non è matura sotto il profilo finanziario’. Tradotto, non ci sono le coperture economiche, o meglio aggiungiamo noi, non si intende trovarle, dato che in passato cifre molto più considerevoli dei 400 milioni di euro necessari a chiudere il caso pensioni Quota 96 Scuola sono state reperite con estrema rapidità.

A fare la differenza in questi casi è la volontà politica, che evidentemente rema contro gli stessi Quota 96 della Scuola.



Adesso tocca a Boccia, il presidente della Commissione Bilancio, che la scorsa settimana si era impegnato a non firmare il DEF (che verrà presentato dal governo al Parlamento dopodomani, il 17 aprile) qualora al suo interno non fossero previste le risorse necessarie a chiudere il caso pensioni Quota 96 della Scuola e a concedere l’uscita dal lavoro alla categoria con decorrenza a partire dal primo settembre di quest’anno.

Pensioni Quota 96 Scuola: Legnini parla di soluzione non matura, è l’ennesima fumata nera



Come accennato in apertura, ieri è stato scritto l’ennesimo capitolo in merito al caso pensioni Quota 96 Scuola, con il sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini ad aver chiarito come stiano le cose: ‘La soluzione non è matura sotto il profilo finanziario. Continueremo a lavorare, non è comunque detta l’ultima parola’.



‘Tutti sanno quanto tempo è servito per risolvere anche situazioni più drammatiche - ha proseguito Legnini - Ma ora trovare soluzioni a bilancio vigente è cosa complicata. Comunque il DEF è destinato a essere declinato in norme nel tempo. Continuiamo a lavorare alla ricerca di una soluzione’.



Dunque fumata nera ed ennesimo no, con il governo Renzi che non è stato in grado di andare al di là di qualche generica frase sulla difficoltà di reperimento dei fondi; eppure la soluzione connessa al pensionamento dei Quota 96 della Scuola sembrerebbe a portata di mano.



Il fondo di salvaguardia pro esodati consta infatti di quasi 50 miliardi di euro e basterebbe impiegarne meno di 1/100 per risolvere il caso pensioni Quota 96 Scuola, concedendo così l’uscita dal lavoro ad una categoria che ha semplicemente il diritto di abbandonare l’impiego dal primo settembre prossimo.



Sul blog ufficiale del Comitato Civico Quota 96 si scatenano polemiche e cori di disgusto, c’è chi parla di farsa, chi non ne può più, chi si sente amareggiato. Ma nessuno smetterà di combattere per vedersi riconosciuto quanto gli spetta. Adesso è tutto nelle mani di Boccia, dal cui comportamento potrebbe dipendere buona parte dei destini dei Quota 96 della Scuola.

Pensioni Quota 96 Scuola, adesso tocca a Boccia non firmare il DEF



Intervenuto la scorsa settimana in merito al caso Pensioni Quota 96 Scuola, il presidente Boccia aveva sottolineato che qualora l’incontro del 14 aprile avesse prodotto un nulla di fatto, nel corso del successivo appuntamento istituzionale - il 17 aprile, giorno di presentazione del DEF in Parlamento - avrebbe portato avanti una dura contromossa, impegnandosi a non firmare lo stesso documento di Economia e Finanza senza le risorse per il pensionamento dei Quota 96 della Scuola.



Lo scenario delineato da Boccia si è purtroppo concretizzato, e adesso tocca a lui mantenere la parola data (‘Prima dell’ok al DEF in Commissione Bilancio chiederemo formalmente al governo Renzi se ci sono le risorse per i Quota 96 della Scuola, altrimenti integreremo il documento'). Il caso pensioni Quota 96 Scuola si appresta dunque a vivere l’ennesima decisiva tappa.



Ad oggi la situazione ha tuttavia del ridicolo; 4.000 lavoratori non possono andare in pensione per l’errore commesso da un ministro e i governi che si vanno succedendo non si dimostrano in grado di porvi rimedio; parlando in termini politici più diretti, Renzi avrebbe anche potuto cogliere l’occasione per guadagnare consenso in vista delle Europee, e invece il governo ha ancora una volta opposto il suo veto.



Vi terremo aggiornati sull’esito dell’incontro del 17 aprile.