Ogni volta (o quasi) che inizia un nuovo anno scolastico, spunta la discussione sul criterio di valutazione più opportuno che andrebbe adottato nelle scuole: voti oppure giudizi? La diatriba non è di facile risoluzione e sappiamo bene il perchè. Nel 2008, l'allora ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini mandò in pensione il giudizio per reintrodurre l'applicazione del voto e, naturalmente, non tutti gli insegnanti furono d'accordo con il reintegro di questo metodo di valutazione. C'è chi vorrebbe riportare nuovamente i giudizi, almeno nelle scuole primarie e nelle scuole medie, soprattutto perchè il voto avrebbe il grande difetto di non riuscire a dire nulla o quasi della personalità dell'alunno, oltre a poter causare danni psicologici, deprimendo il bambino che, in un determinato momento, si trova in difficoltà.



Specialmente nella primaria e nella Scuola media, si ritiene necessario sapere qualcosa in più riguardo al comportamento e alle capacità di ogni singolo, cosa che il voto non riesce pienamente ad esprimere. Il discorso, naturalmente, non vale unicamente per gli insegnanti che possono tracciare un ritratto più completo riguardante la personalità dell'alunno, ma anche (e diremmo noi soprattutto) per i genitori che, non sempre, sono a conoscenza di particolari aspetti psicologici dei propri figli, in modo da poterli aiutare.

I 'pregi' e i 'difetti' dei voti li conosciamo: se da una parte possono spronare a fare meglio, dall'altra possono creare situazioni di competitività, in grado di esaltare i più bravi e deprimere chi, invece, fa più fatica.



Voti nelle primarie e nelle medie, dunque? Non solo, perchè anche l'ipotesi del voto accompagnato dal giudizio potrebbe farsi strada nelle superiori: specialmente nel biennio iniziale, i brutti voti potrebbero disorientare il ragazzo, suggerendogli di abbandonare quel corso di studi e cambiare indirizzo.

In Francia, addirittura, non solo si vorrebbe abolire il voto ma persino la bocciatura.

A questo proposito, è intervenuto il sottosegretario all'Istruzione, Marco Rossi Doria, che si è mostrato d'accordo sulla proposta: l'idea sarebbe quella di strutturare su livelli il sistema di conoscenze e di competenze. In poche parole si arriverebbe ad un metro di giudizio più o meno così: il tal studente ha imparato questo e questo e basta; quest'altro, invece, ha imparato di più. Il tutto senza bocciare: siete d'accordo?