C'è aria di cambiamento nel mondo delle Pensioni. Nonostante le continue proposte e smentite, sono ormai diversi mesi che si susseguono diverse ipotesi di riforma del primo pilastro di welfare per chi fuoriesce dal lavoro in Italia. Certo è che in un Paese come il nostro, dove l'età media della popolazione prosegue verso un picco di anzianità, la sensibilità verso il tema è molto accesa e si scontra con i desiderata di diverse parti sociali. Da un lato vi è la posizione di chi è già andato in pensione, spesso beneficiando di un sistema di tipo retributivo, considerato di favore rispetto alle condizioni di chi ancora deve ottenere l'agognato assegno.

Dall'altra parte vi sono le rivendicazioni di coloro che si sono trovati bloccati dalla Riforma Fornero, ovvero dei tristemente famosi esodati, lavoratori che nel 2011 si sono ritrovati senza impiego e al contempo senza pensione. Per non parlare di chi presta servizio nella pubblica amministrazione e deve proseguire nell'attività lavorativa, nonostante abbia già maturato i requisiti di contribuzione; ben noto è il caso degli insegnanti e dei lavoratori ATA con la quota 96 già acquisita.

Una polveriera ricca di contraddizioni; il Governo cerca la quadra

Nella situazione appena descritta, non stupisce che il Governo Renzi si muova come se fosse all'interno di una polveriera: la minima scintilla potrebbe far scoppiare l'incendio di una delle parti sociali.

Eppure una soluzione non è solo attesa, ma quanto mai necessaria, perché le salvaguardie che sono state messe in campo fino ad ora per i soggetti più deboli sono state comunque onerose per le casse pubbliche e non hanno avuto effetti risolutivi di medio e lungo termine. È a questo che fa probabilmente riferimento il Premier Matteo Renzi, quando recentemente ha serrato i ranghi dell'esecutivo e ha ribadito che ci sono prima altre priorità su cui concentrarsi, come la riforma della giustizia o lo sblocca Italia.

Contributi di solidarietà, penalizzazione e prestito pensionistico

Resta il fatto che attualmente le possibilità di un cambiamento radicale e definitivo del problema sono passate per tre possibili soluzioni. La prima è il prestito pensionistico, ovvero la possibilità che l'Inps anticipi gli anni di contributi mancanti al pensionando sotto forma di prestito, che sarà restituito a rate non appena si raggiungeranno i requisiti della Riforma Fornero.

La seconda opzione consiste nella pensione anticipata con penalizzazione, ovvero nell'addebitare al pensionato una penalità dell'1% o 2% a seconda degli anni in anticipo con cui usufruisce del welfare pensionistico. La terza proposta consiste nel richiedere un contributo di solidarietà a chi è già in pensione, focalizzandosi in particolare sulle pensioni d'oro, ovvero sulle mensilità considerabili elevate. In questo caso, è a generare dubbi e confusioni sarebbe il livello a partire dal quale applicare il prelievo, visto che secondo alcuni si arriverebbe a toccare i 2000 € lordi (pensioni che al netto non permettono certo una vita da nababbi).