Il dibattito sulle Pensioni continua ad alimentarsi, nonostante il Governo Renzi si sia trincerato nelle ultime settimane dietro la decisione di non toccare direttamente il tema davanti al largo pubblico. Le dichiarazioni e le smentite accavallatesi per tutta l'estate non devono aver fatto bene all'esecutivo, pertanto il ragionamento di fondo che deve essere stato fatto è di rimandare ogni annuncio a quando si saprà come risolvere definitivamente il problema. Nonostante ciò, dall'area governativa arrivano comunque delle timide considerazioni che possono far luce sulla strada maestra a cui si è deciso di dare seguito per poter risolvere almeno le situazioni di maggior disagio venutesi a creare con la Riforma Fornero del 2011.

I commenti del sottosegretario Pierpaolo Baretta sul Secolo XIX

Al riguardo, negli scorsi giorni è apparsa sul quotidiano Secolo XIX un'interessante intervista al sottosegretario Pierpaolo Baretta, il quale ha dato una fievole speranza ai soggetti interessati, esternando le proprie considerazioni sulla questione previdenziale.

"Tenendo conto che il problema degli esodati non è stato risolto, pensando anche alla questione della cassa in deroga che spesso coinvolge questi soggetti e tenendo presente la cosiddetta "quota 96" e altre simili situazioni, allora ritengo che sia possibile fare qualcosa" ha affermato Baretta, aggiungendo poi che "la scelta per il momento è di non intervenire sul sistema delle pensioni in una chiave di tagli […] chi vuole lasciare prima rinunci ad una parte della pensione".

L'introduzione della flessibilità in uscita e della pensione anticipata per esodati, precoci, Quota 96 e lavori usuranti

Baretta sembrerebbe quindi in linea con le dichiarazioni già arrivate in precedenza da Cesare Damiano e Giulinao Poletti, che vorrebbero flessibilizzare l'uscita dal lavoro attraverso l'istituzione di una nuova forma di pensione anticipata.

L'idea maggiormente discussa al momento sarebbe quella di offrire lo scivolo del prepensionamento a chi ha già acquisito due requisiti:

  • 35 anni di contributi versati;
  • 62 anni di età anagrafica.

La penalizzazione (già citata in precedenza da Baretta) dovrebbe attestarsi invece su una misura dell'1% o del 2% sull'importo della mensilità.

Il problema resterebbe quello delle coperture economiche utili a garantire la fattibilità delle misure. Un primo responso su questa possibilità potrebbe già arrivare con la prossima legge di stabilità 2015, visto che entro l'autunno il Governo Renzi dovrà necessariamente tirare tutti i conti finali sulla situazione del Paese.