Sul capitolo Pensioni, sembra non voler tornare il sereno. La paura per moltissimi lavoratori è che dopo il nuovo aggravarsi della crisi e il ritorno in recessione, i piani per mettere a posto le storture del sistema previdenziale vangano accantonati a data da destinarsi. È proprio questa la principale preoccupazione dei lavoratori e dei sindacati che li assistono, un pensiero che sta già creando più di qualche nervosismo e che diventa sempre più cupo man mano che si prolunga il silenzio del Governo Renzi.
Che qualcosa sia cambiato lo si percepisce anche senza avere dichiarazioni dirette in merito.
Nel corso degli scorsi giorni il Premier Matteo Renzi ha presentato il Piano "millegiorni", all'interno del quale manca però qualsiasi riferimento alla riforma del sistema previdenziale, mentre anche l'annuncio della "buona scuola" e della riorganizzazione del settore istruzione non accenna minimamente al problema dei lavoratori ATA e degli insegnanti rimasti sul lavoro con la famosa "Quota 96" già maturata.
Esodati, precoci, lavori usuranti: perché è importante una revisione del sistema previdenziale dopo la Riforma Fornero
Il problema derivante dall'atteggiamento attendista del Governo è che la Riforma Fornero del 2011 risulta implementata più come misura di emergenza che come rimodulazione strategica del sistema pensionistico.
Nel periodo in cui è stata varata, il Paese era sull'orlo del fallimento e c'era il rischio concreto che lo Stato non riuscisse più a onorare le proprie scadenze, ovvero a pagare stipendi e pensioni. Ma una volta messo in sicurezza il sistema dei conti pubblici, le riparazioni alle storture più evidenti hanno tardato ad arrivare.
Nonostante si siano succeduti altri due Governi, siamo giunti quasi alla fine del 2014 e per le tante situazioni di disagio non si vede ancora la luce in fondo al tunnel.
Si tratta inoltre di una sanatoria necessaria ad una platea piuttosto vasta, composta da esodati rimasti senza impiego e senza possibilità di accedere al welfare, ma anche da lavoratori precoci (che si sono visti alzare in modo pesante l'asticella dell'età anagrafica), da chi ha svolto lavori usuranti e in genere da tutti coloro che si sono trovati in una situazione disagiata, essendo al contempo in prossimità della pensione con le vecchie regole.
Le misure annunciate restano più idee che possibilità effettive: dubbi sulla legge di stabilità
È evidente che con queste premesse permangano molti dubbi sul fatto che la soluzione possa essere trovata nel breve termine, soprattutto con l'economia del Paese che continua ad avvitarsi senza dare alcun segnale di discontinuità. L'idea circolata tra diversi membri del Governo sarebbe stata quella di istituire una forma di pensionamento anticipato e flessibile, grazie al quale potrebbe risultare possibile la fuoriuscita dal lavoro con 62 anni di età e 35 anni di contribuzione. Ma il problema resta trovare le coperture, tanto che negli scorsi mesi si è già parlato di una penalizzazione sulla mensilità erogata dell'1% o 2%, mentre oggi tale misura potrebbe essere addirittura insufficiente.
Per chi è rimasto bloccato in questo specie di limbo burocratico, il prossimo appuntamento è con la legge di stabilità 2015. La speranza è che a quel punto il Governo Renzi si sia schiarito le idee sull'effettivo stato dei conti del Paese e abbia maturato una decisione politica su come reperire le risorse necessarie per scrivere la parola fine su questa annosa situazione.