Dopo un'estate piuttosto burrascosa (non solo dal punto di vista climatico), resta irrisolto uno dei grandi nodi sui quali è richiesto a gran voce un intervento della politica. Stiamo parlando della riforma delle Pensioni 2014, ovvero di un corpus di nuove disposizioni legislative che dovrebbero andare a integrare la riforma Fornero. A richiedere un intervento sono alcune delle parti sociali che in questi ultimi anni hanno sopportato il peso e il disagio di rimettere in ordine i conti pubblici, visto che il sistema retributivo Inps non sembrava poter proseguire senza nuovi aggiustamenti ancora per molto tempo.
Nel 2011 il Governo Monti è intervenuto durante un momento di grave crisi finanziaria, tanto che sui mercati internazionali l'Italia sembrava destinata a non potersi più finanziare.
La Riforma Fornero, una linea rossa che blocca le sanatorie sulle pensioni
I provvedimenti intrapresi allora sono risultati efficaci dal punto di vista dei risparmi nel bilancio statale, ma hanno anche provocato tante situazioni complesse: si pensi agli esodati, ai Quota 96 della scuola, ai lavoratori precoci e in generale a tutti quei disoccupati che con l'allungamento dei requisiti utili al pensionamento risultano troppo vecchi per potersi reinserire nel mondo produttivo e troppo giovani per ritirarsi dal lavoro.
Ma nell'attuale contesto di recessione, la Riforma Fornero resta una linea rossa da non valicare; la soluzione potrebbe arrivare dall'istituzione di una nuova forma di pensione anticipata, seppure con una mensilità penalizzata rispetto a chi ha sceglierà di raggiungere i requisiti di legge.
Dalla delusione per lo sblocca Italia alla speranza per la legge di stabilità 2015
È sicuramente da leggere in questo contesto di difficoltà la delusione provata dai molti pensionandi quando hanno scoperto che lo sblocca Italia 2014 non prevedeva alcun intervento in loro favore.
Fino ad ora, l'unico passo fatto in questo senso dal Governo Renzi è stato l'approvazione della nuova salvaguardia degli esodati, che mantiene comunque un carattere di temporaneità.
L'esecutivo al momento starebbe vagliando diversi dossier presenti sul tavolo, ma le continue aperture su singole strategie d'intervento (seguite spesso da repentini dietrofront) fanno pensare che una decisione politica su come intervenire non sia ancora stata presa.
Emblematico il Ministro Giuliano Poletti, che verso la metà dell'estate ha manifestato la propria apertura ad un contributo di solidarietà da applicare alle pensioni più alte, scatenando un polverone di proteste tra pensionati e sindacati.
A settembre le possibili soluzioni passano per il pensionamento flessibile
D'altra parte, è probabile che il Governo abbia voluto sondare l'opinione pubblica per capire quanto potrebbe arrivare a costare ogni possibile intervento non solo dal punto di vista finanziario, ma anche politico. Per il momento sembrerebbe che la strada più percorribile consista nell'offrire a tutti la pensione anticipata a partire dai 62 anni di età, purché siano presenti almeno 35 anni di contribuzione.
I costi della misura potrebbero essere coperti in parte grazie ad una penalizzazione sulla mensilità (dell'1% o del 2%, in base agli anni mancanti rispetto al pensionamento ordinario con i requisiti della Riforma Fornero), e in parta grazie alla fiscalità generale. Ancora una volta, si torna a parlare di tagli alle detrazioni per i privati e alle agevolazioni fiscali per le imprese. Non esattamente un toccasana per un Paese che resta attanagliato all'interno della recessione economica.