Grandi cambiamenti all'orizzonte per il fronte delle Pensioni, nonostante una delle riforme storiche di maggiore impatto previdenziale sia avvenuta solo nello scorso 2011. Eppure proprio da quell'anno prendono piede alcune delle situazioni più paradossali che caratterizzano l'attuale sistema del welfare previdenziale italiano.

Il grave contesto di emergenza che in quei tempi ha portato alla creazione di un Governo tecnico e al successivo intervento sull'Inps non è stato caratterizzato dalla possibilità di studiare a lungo tutte le possibili conseguenze del caso; tanto è vero che gli esecutivi che si sono succeduti (Letta e Renzi) si trovano oggi a dover gestire vere e proprie situazioni limite, mentre la crisi economica non rende disponibili le risorse necessarie a porre in essere adeguate sanatorie.

Dalla sanatoria esodati allo stop delle ipotesi sulla nuova pensione anticipata

Nel frattempo, qualcosa si è cercato di fare, perlomeno per le migliaia di lavoratori esodati rimasti dal 2011 senza redditi da lavoro e al contempo senza possibilità di ottenere la mensilità dell'Inps. L'innalzamento dei requisiti contributivi e anagrafici avvenuto con la Riforma Fornero ha di fatto congelato queste persone in una sorta di limbo, visto che l'età avanzata rende difficile ogni possibilità di reinserimento in contesti produttivi.

Il Governo Renzi sta discutendo in questi giorni al Senato della Repubblica la sesta tornata di salvaguardia per i lavoratori esodati, per la quale di fatto è già arrivato il via libera dalla Camera dei Deputati.

Resta invece confermato lo Stop sull'ipotesi di avviare una nuova forma di pensione anticipata, dedicata ai lavoratori precoci, a chi ha svolto lavori usuranti, ai disoccupati in tarda età e ai lavoratori ATA - insegnanti Quota 96 della scuola pubblica. Per tutti loro la soluzione doveva consistere in uno scivolo di fuoriuscita dal lavoro utile a entrare nelle tutele dell'Inps con 62 anni di età e 35 anni di versamenti.

Purtroppo la misura è stata rimandata a data da destinarsi, causa mancanza di fondi utili a garanzia.

Allarme sulle casse previdenziali privata, il monito di Luigi Pagliuca: "i cittadini pagheranno per tutti"

Un nuovo capitolo sembra invece aprirsi sulla sostenibilità delle casse e dei fondi pensioni privati, messa in dubbio da una recente decisione della Corte di Cassazione riguardante l'utilizzo del calcolo pro-rata.

Si tratta di un metodo di determinazione della mensilità pensionistica che deriva da un conteggio misto tra i contributi versati e l'ultima retribuzione percepita. La norma era stata introdotta per stabilizzare e rendere sostenibili i fondi pensioni privati nel medio e lungo termine.

Con l'invalidazione del metodo, per il Presidente della Cassa dei ragionieri Luigi Pagliuca si rischia seriamente di intaccare in modo irreparabile il patrimonio dei fondi: "piuttosto che continuare a pagare le pensioni in questo modo, porto i libri in tribunale" avrebbe affermato a diversi organi di stampa, spiegando che "se si va avanti così, i cittadini pagheranno per tutti".

Il riferimento è all'impossibilità di pagare prestazioni pensionistiche sufficienti per chi è oggi in fase lavorativa, pertanto si dovrà necessariamente confluire tra i pensionati sociali dell'Inps.

Come dire di maturare una doppia ingiustizia, visto che attualmente si salvaguarderebbero i diritti acquisiti a discapito degli iscritti più giovani, mentre in futuro si dovrà nuovamente intervenire con la fiscalità generale. Non si tratta purtroppo di un problema da poco: gli iscritti alle casse private sono stimati in circa due milioni di persone e il meccanismo di funzionamento di questi enti previdenziali rischia di rompersi in modo irrecuperabile.