Dopo gli scontri in piazza Indipendenza a Roma contro il corteo dei lavoratori Ast, oggi gli scontri si spostano in parlamento. Si chiedono le dimissioni di Alfano [VIDEO] e si chiede un diverso utilizzo della forza pubblica da parte del premier Renzi. “Il presidente del Consiglio dovrebbe provare ad abbassare i manganelli dell’ordine pubblico” ha dichiarato Susanna Camusso a Radio Anch’io, trasmissione di Radio1. La tensione è alta. 

E Renzi gira subito le accuse ad Alfano, chiedendo chiarimenti su quanto accaduto ieri in piazza Indipendaza a Roma, quando i lavoratori Ast, in corteo verso il ministero dello Sviluppo Economico, sono stati caricati (o sonno stati semplicemente contenuti, la nebbia sull’accaduto rimane ancora tanta) dalla polizia.

Alfano ha incontrato i leader dei sindacati mentre il viceministro degli Interni Filippo Bubbico ha provato a smorzare i toni affermando che: “Abbiamo condiviso la comune volontà di rafforzare gli strumenti di comunicazione perché episodi come quello di ieri non accadano più”.

Il governo Renzi rischia la spallata?

Ma non è bastato per limitare l’ira dei lavoratori e della stessa Sel, che ha proposto una mozione di sfiducia nei confronti del premier Alfano. “Alfano dimettiti” si è visto scritto oggi in aula. In un clima tutt’altro che sereno. E presto, probabilmente, arriveranno le concessioni da parte di Renzi e del governo per correre ai ripari ed evitare spallate da parte dei sindacati che potrebbero mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza.

Le soluzioni più probabili sono due. Precisare nella delega le fattispecie dei licenziamenti disciplinari e, all’interno della Legge di Stabilità, potenziare i nuovi ammortizzatori sociali. Due soluzioni che potrebbero trovare il compromesso utile, fra governo e sindacati, per ritornare al dialogo.

Un clima compromesso quello attuale, insomma.

Per lavorare si è disposti ormai anche a venire alle mani e a farsi caricare dalla polizia. La riforma del lavoro si sta trasformando in una riforma dell’ordine pubblico e sociale italiano. Da qui parte la sfida per il governo e la rinascita dell’Italia. Nessuno sembra voler lasciare nulla al caso. Molte le critiche al governo, molte le idee del governo.

Un Pd che si sta trasformando in un partito liberalista, dei sindacati che si stanno trasformando in nuovi partiti politici. Insomma la confusione è tanta, ma l’Italia deve ripartire. Quanti compromessi possiamo, però, accettare pur di farlo? Quanto possiamo stringere ancora la cinghia dei pantaloni dei lavoratori?