Siamo ormai giunti alla fine del mese di ottobre e il tema delle Pensioni per i lavoratori disagiati resta al centro del dibattito politico. La legge di stabilità 2015 non ha portato le soluzioni che i pensionandi si aspettavano, nonostante i suggerimenti e le istanze provenienti da Parlamento e società civile. Il dato di fatto è che sussiste ancora un'ampia platea rimasta di fatto in una situazione di difficoltà lavorativa (nel migliore dei casi), oppure senza reddito da lavoro e al contempo senza possibilità di accedere all'Inps. Si parla ad esempio dei lavoratori precoci, con oltre quarant'anni di contribuzione alle spalle e nonostante ciò costretti a restare sul lavoro a causa dell'innalzamento dei requisiti anagrafici avvenuto con la Riforma Fornero del 2011.

Ma in una situazione similare si trovano anche esodati (che avanzano di anno in anno con salvaguardie a scadenza), chi ha svolto lavori usuranti e i lavoratori ATA o insegnanti Quota 96 della scuola, che avrebbero addirittura già acquisito il diritto al pensionamento. Per tutti questi soggetti è definitivamente tramontato il Progetto Damiano, ovvero l'ipotesi di accedere al pensionamento anticipato con 62 anni di età e 35 anni di contribuzione. Nel frattempo, sono sorte ben due nuove alternative che saranno probabilmente al vaglio di Governo e Parlamento nei mesi di novembre. Vediamole insieme.

Primo scenario di Novembre: ipotesi mini - pensioni di Tiziano Treu

Un primo scenario risolutivo per il prossimo mese si è scoperto tramite le aperture di Tiziano Treu, scelto dal Governo Renzi per assumere la carica di Neo Commissario Inps, in sostituzione di Vittorio Conti.

Treu ha riferito le proprie argomentazioni davanti alla Commissione Parlamentare per il controllo sulle attività degli enti previdenziali, spiegando che: "una riforma del sistema pensionistico è necessaria" aggiungendo anche che "se il metodo contributivo va a regime la gestione separata non ha più senso". Nella pratica, l'idea sarebbe quella di istituire delle mini pensioni attraverso lo strumento del prestito pensionistico.

Si permetterebbe cioè ai lavoratori disagiati di anticipare fino a tre anni la data del pensionamento. L'Inps si occuperebbe di prestare al lavoratore i contributi mancanti rispetto a quelli richiesti formalmente con la Riforma Fornero, mentre gli stessi sarebbero restituiti attraverso delle trattenute sulle mensilità previdenziali erogate.

Secondo scenario: nuovo Progetto Damiano con quota 100

Dopo la bocciatura della sua prima proposta, già citata in precedenza, il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera non si arrende e torna con una nuova ipotesi di flessibilizzazione dell'accesso alla previdenza. Ricordiamo che la sua precedente idea di consentire l'accesso all'Inps con 62 anni di età e 35 anni di contribuzione è stata bocciata in seguito alla stima dei costi necessari per realizzarla: una cifra che va dai 30 ai 40 miliardi di euro, considerata eccessivamente onerosa. Per questo motivo, Damiano starebbe puntando ora sulla proposta di pensione anticipata con quota 100, ovvero con 62 anni di età e 38 anni di contribuzione, oppure con 63 anni di età e 37 di contribuzione (resterebbero valide altre forme di conteggio analoghe).

Ovviamente i costi per realizzare un simile provvedimento sarebbero molto inferiori ai precedenti, anche se di fatto si escluderebbe la salvaguardia di una parte della platea dei disagiati. E voi cosa pensate al riguardo di questi due scenari? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo o cliccate sul tasto segui per restare aggiornati.