Dal Governo Renzi è arrivato un secco no al mondo dei lavoratori disagiati e alla riforma delle Pensioni nel 2014; chi si aspettava un intervento a favore dei tantissimi rimasti coinvolti in modo negativo dalla legge Fornero si è dovuto ricredere. A questo punto restano sanati parzialmente (fino al 2016) solo i lavoratori esodati, che hanno incassato recentemente la sesta salvaguardia dal Senato. Per tutti gli, nulla di fatto: lavoratori precoci, persone che hanno svolto attività usuranti, quota 96 della scuola e più in generale disoccupati in età avanzata dovranno andare in pensione con i requisiti formali di legge attualmente in vigore.

Progetto Damiano sulla pensione anticipata: tutto rimandato a data da destinarsi?

Purtroppo non sembrano avere trovato spazio all'interno del dispositivo di legge nemmeno le salvaguardie ad hoc, che inizialmente erano state ipotizzate per le situazioni peggiori. È rimasto a bocca asciutta anche Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, che aveva chiesto al Governo Renzi di garantire maggiore flessibilità all'attuale sistema previdenziale, approvando una nuova forma di pensione anticipata che fosse accessibile già a partire dai 62 anni di età e con 35 anni di contribuzione, seppur accettando una penalizzazione del 2% per ogni anno mancante rispetto ai requisiti formali.

Ora le speranze dei lavoratori si dirottano sulla recente apertura del nuovo Commissario Inps Tiziano Treu, che negli scorsi giorni ha rimarcato la possibilità di anticipare l'uscita dal lavoro attraverso la concessione di un prestito pensionistico.

Con la legge di stabilità 2015, pensioni private sotto attacco. Sale il peso del fisco sulle rendite erogate.

Non devono averla preso molto meglio coloro che per obbligo o necessità hanno aderito ad un fondo previdenziale e basano la propria sussistenza presente o futura almeno in parte sulle erogazioni derivanti dalla pensione privata. La nuova legge di stabilità ha deciso di elevare nuovamente la tassazione sul comparto, principalmente con due interventi:

  • aumento della tassazione della previdenza complementare dall'11,50% al 20%;
  • aumento della tassazione sulle Casse di previdenza dei professionisti dal 20% al 26%.

Con questi aumenti, l'esecutivo conta di incassare nuove entrate per circa 3,5 miliardi di euro.

Ma si tratta di un provvedimento che risulterà per ovvi motivi al limite dell'indigeribilità per i sottoscrittori. Michele Tronconi, Presidente di Assofondipensione, esprime tutto il proprio allarme: "se passa l'aumento della tassazione al 20% si rafforza un segnale di sfiducia verso il secondo pilastro". Nella pratica, potrebbe venire meno l'incentivo a costruire un pilastro complementare a quello pubblico, proprio nel momento in cui sarebbe più necessario visto che l'Inps non sarà in grado di garantire rendite elevate in futuro.

Sindacati pronti allo sciopero generale. Landini: folle, non si dice una parola sulle pensioni

Nel frattempo il sindacato CGIL resta sul piede di guerra e preparano una nuova mobilitazione generale per manifestare la propria avversione sulla mancata riforma delle pensioni.

A tal proposito, Maurizio Landini ha ammonito il Governo con dichiarazioni molto dure: "trovo folle continuare ad avere un Paese dove l'età pensionabile è stata portata a 70 anni e poi lamentarsi che aumenta la disoccupazione giovanile". E voi cosa pensate al riguardo? Fatecelo sapere con un commento o cliccate sul tasto "segui" in alto per restare aggiornati.