Non sembrano esserci buone notizie in arrivo per i lavoratori ATA e insegnanti quota 96: chi sperava in una soluzione nel breve termine per mezzo della legge di stabilità 2015, dovrà definitivamente ricredersi. È questo quello che si può dedurre ascoltando le dichiarazioni che ha rilasciato il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini in merito alla questione, durante un'intervista video - chat tenutasi sul canale web - TV del quotidiano Repubblica. La vicenda si arricchisce così di un nuovo episodio, a conferma del fatto che la soluzione è lontana per i dipendi pubblici della Scuola che hanno già acquisito il diritto al pensionamento con la quota 96 (35 anni di contribuzione con 61 anni di età, oppure 36 anni di contribuzione con 60 anni di età).

Le dichiarazioni del Ministro Giannini: nel piano della buona scuola i quota 96 saranno destinati a mansioni diverse

Secondo il Ministro dell'Istruzione, intervenuta in seguito alla domanda posta da una docente direttamente interessata dalla questione, "le assicurazioni erano ad agire sul decreto che il parlamento ha deciso per ragioni varie di non accettare. A questo punto, i quota 96 nel piano della buona scuola possono rientrare non andando in pensione, ma entrando nell'organico funzionale ed essendo destinati a mansioni diverse, organizzative, non alla didattica frontale. Non si tratta di esodati appesi al filo della disperazione". Nonostante ciò, se in Parlamento dovessero essere proposte misure utili a sanare la questione, il Governo non intende opporsi formalmente ad una soluzione di questo tipo.

Quota 96: il problema restano le risorse, mancano le coperture necessarie

È chiaro che il problema principale per l'esecutivo Renzi resta quello delle risorse finanziarie. Difficile trovare le coperture con le attuali condizioni dei conti pubblici e l'economia che è ritornata in recessione. Sulla questione la Senatrice Puppato del PD ha interrogato recentemente il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, chiedendo di spiegare in che modo intende trovare il denaro necessario a sanare questa vertenza e suggerendo al contempo delle indicazioni per agire con immediatezza.

Ecco le sue parole: "la riforma delle Pensioni varata dal governo tecnico contiene un errore ammesso dallo stesso estensore (Fornero), i lavoratori nati nel 1951 e 1952 sono stati esclusi dal diritto di andare in pensione nonostante avessero maturato i requisiti nel dicembre 2012 e sono stati obbligati di fatto ad un'ulteriore permanenza in servizio per un periodo che va dai 2 ai 7 anni; è per questo che chiediamo al ministro di utilizzare parte dei proventi del ricalcolo del Pil secondo il modello Sec2010, che implicherà il miglioramento del rapporto deficit/Pil di 0,2 punti percentuali, passando dall'attuale 3% al 2,8%, per risolvere senza ulteriori rinvii l'annosa vicenda della Quota 96.

Stiamo cambiando il paese, dobbiamo farlo come già avvenuto per altre questioni, mantenendo fede ai nostri impegni e sanando gli errori prodotti, è una questione di credibilità". E voi cosa pensate al riguardo? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo.