Le ultime notizie provenienti dal mondo della politica riguardano la possibilità di attribuire il Tfr (trattamento di fine rapporto) in busta paga: ciò che il Premier Renzi desidera è far arrivare nelle buste paga di ogni lavoratore 180 Euro circa in più, aggiungendo secondo quanto dichiarato un bonus, per tutti coloro che percepiscono uno stipendio che si aggira intorno a 1.300,00 Euro. Tenendo conto che il Tfr esiste solo in Italia, il Premier ha più volte prospettato questa ipotesi e se ne è dimostrato sempre più convinto, soprattutto nelle recenti interviste rilasciate nei programmi televisivi.

Le replica dei sindacati e del mondo della politica

A queste dichiarazioni però sono seguite le repliche dei sindacati, in primis quelle di Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, che ha tenuto a precisare che il Tfr è denaro del lavoratore, il quale può decidere come utilizzarlo secondo i suoi bisogni e non si tratta di un nuovo bonus che viene elargito ai lavoratori. Quindi non si tratta di un aumento dello stipendio. Si aggiunge a tale voce di disapprovazione anche la neo-guida della Cisl, Anna Maria Furlan, la quale teme una tassazione maggiore sul Tfr, rispetto a quella che avviene attualmente, soprattutto se paragonata alle tasse che pendono sugli stipendi degli italiani.

A tal proposito anche la Uil non pensa che il Tfr in busta paga possa risollevare la situazione economica e punta sulla necessità di abbassare le tasse sul lavoro come unica soluzione valida.

Analizzando meglio la proposta del Governo contenuta nella Legge di Stabilità, ciò che Renzi si propone di fare è di versare, a partire dal 2015, metà del Tfr unitamente allo stipendio mensile; mentre il rimanente 50% rimarrebbe a disposizione delle aziende, fino a quando non termina il rapporto di lavoro con il dipendente.

A conti fatti, il lavoratore con uno stipendio base netto di circa 1.300,00 Euro riceverebbe ogni anno 1000,00 Euro in più, cosa che secondo il Governo aumenterebbe il potere d'acquisto.

Ma d'altra parte, se l'ipotesi fosse accolta ed approvata, le aziende, soprattutto quelle più piccole, potrebbero registrare seri problemi di liquidità, legati al fatto che il Tfr dei lavoratori, che non hanno optato per un fondo pensione, è denaro che resta all'azienda e che quest'ultima utilizza per autofinanziarsi.

Tale riflessione ha portato il Presidente di Rete Imprese Italia Merletti a giudicare impensabile tale manovra che rappresenterebbe per le aziende una fonte di indebitamento.Allo stesso modo, è intervenuto anche Brambilla, esperto di previdenza, il quale ha dichiarato che con tale manovra non si fa altro che affossare il sistema pensionistico italiano. Mentre si discute di ipotesi e manovre della Legge di Stabilità, ciò che sembra più chiaro e la continua incertezza economica dei lavoratori.