Proseguono senza interruzione di continuità le polemiche intorno alla Legge di Stabilità e il nulla di fatto riguardo al comparto previdenziale, le ultime novità sulla spinosa questione opzione donna non sono peraltro positive. Non passa infatti l'emendamento proposto da Marisa Nicchi di Sel che aveva richiesto la proroga dell'opzione donna per tutto il 2015: l'emendamento avrebbe di fatto ripristinato quanto sancito dalla legge 243/2004, ossia la possibilità per le donne con 57 anni se dipendenti e 58 se autonome di poter accedere alla pensione anticipata una volta maturati i 35 anni di contributi fino al 2015.
La misura sperimentale in realtà si è scontrata con la successiva circolare Inps, la 35/2012, che ha di fatto ristretto moltissimo i termini di scadenza, inserendo il meccanismo delle finestre mobili. I tempi sono già scaduti a maggio per le autonome e scadranno tra novembre e dicembre per le dipendenti, impedendo così a 6000 lavoratrici, che avrebbero maturato i requisiti nel 2014, di poter utilizzare la cosiddetta opzione donna.
Opzione donna, novità: Gnecchi e Morando a favore dell'emendamento, ma non passa
L'emendamento proposto da Sel che richiedeva di estendere l'opzione contributivo donne per tutto il 2015 è stato bocciato, nessun ripensamento della Commissione Bilancio della Camera nemmeno dopo l'aperto dissenso da parte dell'onorevole Maria Luisa Gnecchi e del Viceministro dell'economia Morando che sono intervenuti per convincere il Governo affinché si evitasse che le lavoratrici prossime alla pensione, si vedano, invece, costrette a lavorare fino all'età di 66 anni a causa di una circolare, che ha fornito una differente interpretazione alla Legge Maroni del 2004.
Opzione donna, ultime novità: cosa succedere alle 6.000 lavoratrici escluse?
Cosa succederà ora? Se l'Inps non deciderà di cancellare la circolare 35/2012, la pensione anticipata andrà definitivamente in soffitta e le lavoratrici a causa di un "cavillo" si ritroveranno intrappolate sul posto di lavoro per altri 9 lunghi anni. L'opzione donna essendo basata sul calcolo contributivo avrebbe, inoltre, fatto risparmiare nel lungo periodo molti soldi allo Stato, sull'assegno finale è infatti prevista una decurtazione pari a circa 25-30%, eppure, nonostante ciò, ben 25.095 lavoratrici dal 2009 hanno optato per la pensione anticipata contributiva.
Il boom, si è notato, vi è stato dopo l'introduzione della Legge Fornero nel 2011. Le donne dovranno dunque dire addio all'unica via di fuga che avevano? Sappiamo che il Comitato opzione donna ha già annunciato una Class Action collettiva se la circolare Inps non verrà eliminata, vi terremo certamente informati sui nuovi sviluppi di questa spinosa questione, voi dal conto vostro se volete rimanere informati cliccate sul tasto "Segui" in alto a destra.