Buona Scuola del governo Renzi, bocciati gli scatti di merito, arriva la proposta di istituire la figura del "docente esperto". E' questo il nuovo piano di Matteo Renzi e del Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini che hanno fatto retromarcia su quello che doveva essere uno dei pilastri della riforma della scuola: gli scatti non più basati sull'anzianità, ma sul merito. E, invece, il Partito democratico è tornato indietro sulle sue decisione, prima ancora che la proposta degli scatti basati sul merito potessero giungere in discussione al Parlamento.

Forse inadeguata la strada che portava al "merito integrale", senza considerare che, l'esperienza stessa è già, essa stessa, merito: il meccanismo del 66%, in base al quale a due docenti su tre veniva riconosciuto uno scatto ogni tre anni che, a livello economico, si traduceva in circa 60 euro netti in più in busta paga, è stato il punto più controverso e più contestato dagli insegnanti che hanno risposto alle consultazioni de #labuonascuola, il questionario firmato Renzi-Giannini per orientarsi nella giungla istruzione.

#labuonascuola, bocciati gli scatti per merito, proposta la figura del docente esperto

Bocciato, dunque, il merito, non manca il piano B, l'ipotesi alternativa, pensata, evidentemente, in quest'ultimo mese man mano che si leggevano le risposte dei docenti ai questionari della Buona Scuola: nel nuovo concetto che dovrà passare al vaglio del ministero e della maggioranza, non ci sono più gli scatti per i due terzi degli insegnanti decisi dai presidi per i più meritevoli, ma è previsto un sistema misto tra l'anzianità, che quindi diventerebbe imprescindibile ma tutta da ridefinire, e l'aggiornamento professionale dell'insegnante, che assumerebbe la figura del "docente esperto".

Si tratta di una figura a metà strada tra il docente e il dirigente scolastico, è il docente che si è evoluto rispetto al suo primo giorno d'insegnamento grazie alla formazione permanente che, secondo le indicazioni del Partito democratico, dovrebbe diventare obbligatoria. E, a giudicare il nuovo "merito" degli insegnanti, non saranno i presidi, ma le commissioni provinciali che valuteranno i titoli e sottoporranno il docente ad una sorta di esame.